“Non dico che la scienza sia impotente – sosteneva l’astrofisica Margherita Hack – ma nei miei anni di studio e lavoro ho potuto constatare che sulla terra, così come su molte stelle, non tutto è prevedibile”. In tempi sempre più fragili, dove lo sviluppo è vulnerabile e i modelli predittivi non si avverano, conviene sgretolare il mito della prevedibilità dei fenomeni – fisici, storici e naturali – e adottare un nuovo atteggiamento che guarda all’imprevedibile come a un valore.

Tra le parole della sostenibilità, c’è senz’altro l’imprevedibilità. O meglio, c’è un atteggiamento esistenziale e un’attitudine a capire come prepararsi a un futuro che non si può immaginare.
Abbiamo voluto quindi dedicare questo primo numero di Innesti, il nuovo magazine che racconta storie di sostenibilità, all’imprevedibilità e a chi ne ha saputo fare un’occasione di svolta dimostrandoci che l’imprevedibile crea più di quanto distrugga.

Nel kit di sopravvivenza all’imponderabile ci sono storie che si basano sulla cultura della sostenibilità e ci sollecitano a ripensare a ciò che è imprevedibile con un approccio nuovo, più accogliente, e al tempo stesso stimolante. Storie che raccontano come perdere l’ossessione per il controllo, come assecondare la natura senza prevaricazioni, vivere in maniera più armoniosa e gentile il nostro essere nel mondo.

In questo primo numero, l’imprevedibilità si dirama in ambiti e settori diversi – dall’agricoltura alla produzione digitale urbana, dalla biodiversità marina al fashion system – e si manifesta in varie situazioni: nelle smart land o nelle nuove città, tra l’impegno quotidiano alla riduzione degli sprechi e la straordinarietà di affrontare l’emergenza sanitaria di una pandemia.

Il futuro è imprevedibile, per fortuna, e chi non si lascia prevedere non può mai essere controllato da nessuno. Nessuno tranne noi stessi, singoli o comunità, che con il nostro comportamento quotidiano, le scelte o le intuizioni, possiamo segnare un cambiamento e innovare processi e progetti. Il futuro arriva comunque, tanto vale essere pronti e chi non innova rischia di perdere anche il proprio passato: che sia un agricoltore, uno scienziato, un architetto o un pescatore.

Perché è proprio la cultura della sostenibilità che serve a contrastare l’instabilità del nostro presente, a cavalcare i cambiamenti, a sfruttare il potenziale negativo di una situazione e generare favolose trasformazioni. Come avviene durante l’innesto, quando si dà vita a individui nuovi e migliori.