L’IMPREVEDIBILE È UNA BENEDIZIONE.

Sinergia e coraggio nella produzione di dispositivi medicali di emergenza

La parola imprevedibilità mi piace, perché porta con sé un mondo di altre parole di cui sono innamorato: creatività, epica, immaginazione e innovazione.
Proprio così, davanti all’imprevedibile, noi Homo sapiens tiriamo fuori il meglio, ci mettiamo in gioco e costruiamo strumenti mai visti prima, usando creatività, immaginazione, diventando, in fondo, una specie migliore. Ecco cosa scriveva Albert Einstein a questo proposito nel 1931:

“La crisi è una vera benedizione per le nazioni e le persone, perché la crisi porta progresso. La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato.”

Questo non è uno scritto teorico, da sempre mi piace scrivere di cose che posso dimostrare di aver vissuto e sperimentato in prima persona. Ho la formazione di un fisico sperimentale, posso dire che una cosa è vera solo se mi è stato permesso di validarla in quell’immenso laboratorio che è la vita.
Qui di seguito, dunque, vi racconterò di un caso di imprevedibilità che ho vissuto recentemente molto da vicino, e soprattutto delle incredibili reazioni che gli umani, protagonisti di queste vicende, hanno messo in campo. Alla fine di questa lettura sarete d’accordo con me e con Albert Einstein, l’umanità migliora con l’imprevedibile.

All’inizio del periodo di lockdown, durante l’emergenza Covid-19, esattamente la mattina di venerdì 13 marzo 2020, di buon’ora, sono stato svegliato dalla telefonata di Nunzia Vallini, la Direttrice del Giornale di Brescia, con cui collaboro da anni nella diffusione della cultura dell'Industry 4.0 nelle scuole di Brescia e provincia. La sua voce era diversa dal solito, sembrava agitata. In un ospedale della provincia di Brescia, a Chiari, stavano finendo le valvole per uno strumento per la respirazione assistita e il fornitore non poteva fornirle in tempi brevi. Nella telefonata la Direttrice mi spiegava che se non avessero recuperato le valvole in breve tempo molte persone avrebbero perso la vita

Perché chiamava proprio me? Perché durante il nostro progetto nelle scuole sull’Industry 4.0, mi aveva sentito dire più volte che con le stampanti 3D è possibile realizzare rapidamente oggetti di ogni forma e materiale, ad un prezzo piuttosto contenuto. Quella telefonata era un tentativo disperato, forse l’unica speranza. Così concludeva la telefonata: “Ti mando la foto dell’oggetto, così tu mi dici se è possibile stampare questa valvola. È urgentissimo!”

Quando ho visto il pezzo non ho avuto nessun dubbio che sarebbe stato possibile stamparlo. Per farlo però avrei dovuto avere in mano il pezzo, misurarlo e quotarlo e poi ridisegnarlo al computer con un software di modellazione 3D. Non c’era tempo, e soprattutto il mio laboratorio era chiuso. Dopo mille giri di telefonate ai laboratori e ai tecnici di stampa 3D di Brescia, abbiamo raggiunto e immediatamente coinvolto il trentenne Cristian Fracassi che, con la sua Startup Isinnova, si è reso disponibile ad andare all’ospedale di Chiari, per prendere la valvola e provare a realizzarla con le sue stampanti 3D.
In poche ore l’Ingegner Fracassi ha digitalizzato e poi prodotto un primo prototipo con la stampante 3D e, nelle ore successive, lo ha validato con i medici dell’ospedale di Chiari. L’esito è stato positivo ed è partita la produzione di centinaia di valvole.
Sabato pomeriggio, cioè 36 ore dopo la chiamata della Direttrice del Giornale di Brescia, le valvole stampate 3D erano già operative all’ospedale di Chiari.

Felice di ricevere buone notizie da Brescia scrissi questo post sui miei social, dove stavo tenendo un diario in tempo reale di quell’innovativa operazione:

Ultimo aggiornamento, ore 19.30, il sistema funziona! Attualmente 10 pazienti sono accompagnati nella respirazione da una macchina con la valvola stampata 3D. Devo, anzi dobbiamo fare un grande applauso allIng. Cristian Fracassi che con il suo team ha progettato e stampato 3D il pezzo mancante. Tutto alla velocità della luce. Siete degli eroi! Io sono felice.
Lasciate però che mi tolga due o tre sassolini dalla scarpa: sono stati in tanti nel mio post precedente a dubitare e criticare questo sistema di agire che, è vero, sarà poco ortodosso, perfettibile, poco regolare, non certificabile... ma, mannaggia, sta permettendo di salvare vite umane. 
Ecco a tutti voi, miei cari, vi dico: vinciamo noi! Vince Cristian, vince lOspedale di Chiari, vince chiunque crede in quello che fa, al di là degli ostacoli e non si lamenta, non critica ma agisce, spera e lavora. Questa è lumanità che fa la storia... io sto dalla loro parte. Sempre!”

Nei giorni successivi, Isinnova ci ha spedito via mail il file 3D della valvola di Venturi disegnata e realizzata a Brescia e così anche a Milano, grazie alle stampanti 3D del nostro laboratorio (TheFabLab) e di alcune aziende partner con cui collaboriamo da anni (Ideafactory), siamo riusciti a produrre centinaia di valvole che sono state poi distribuite dalla Protezione Civile alle strutture ospedaliere del Nord Italia (Savona, Milano, Cinisello, Settimo Milanese, Cremona, Mantova, ecc.), salvando migliaia di vite.

Ma a Brescia, come in tutto il Nord Italia, come sappiamo, dalla metà di marzo 2020, la crisi si è intensificata, l’imprevedibilità e l’intensità di quell’epidemia ha messo in ginocchio le strutture sanitarie, svuotando i magazzini degli ospedali di ogni dispositivo medicale.
Per rispondere all’inasprirsi di quella crisi, grazie ad un’idea del dottor Renato Favero, un medico in pensione della provincia di Brescia, qualche giorno dopo l’exploit delle valvole Venturi, Cristian Fracassi ha proposto di modificare con la stampante 3D la nota maschera da snorkeling di Decathlon, trasformandola in una maschera per la respirazione assistita (CPAP). Anche in questo caso ho avuto la fortuna di partecipare da vicino alla progettazione e al processo esecutivo di questa operazione, avendo creato il link e poi mantenuto i rapporti con il management dell’azienda di Sportswear, che alla fine ha donato 10.000 maschere alla Protezione Civile, che a sua volta le ha distribuite in tutta Italia.

Parallelamente, il file 3D della valvola per modificare la maschera è stato rilasciato in modalità open source sul web e i tanti laboratori di stampa 3D sul territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, hanno potuto contribuire a produrre e distribuire queste valvole per modificare le maschere, trasformandole in dispositivi medici di emergenza. Anche in questo caso migliaia di persone sono state salvate da questo atto di coraggio e innovazione.

Come avevo promesso, in questa storia emerge il meglio della nostra specie: creatività, immaginazione, coraggio, competenza, umanità ed empatia, non è un caso che tutto ciò sia emerso nella zona più colpita dal Covid-19, nel pieno dell’emergenza e all’apice di un evento imprevedibile. Da questa storia, abbiamo imparato che si può pensare alla manifattura in modo nuovo, più sostenibile, basata su una distribuzione digitale e on demand, senza sprechi e inquinamento. Nei prossimi anni ci impegneremo a diffondere questa idea, migliorando il mondo. L’imprevedibile è una benedizione.

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