FORESTE:
UN PREZIOSO ANTIVIRUS

Tutelare la biodiversità
per salvaguardare la nostra salute!

Virus, patogeno, contagio, ricerca, rimedi: parole entrate a forza nel nostro quotidiano sempre più dibattute e indagate.
Le malattie umane possono essere generate da una grande varietà di microrganismi, ma quelle che oggi più ci preoccupano e costituiscono la minaccia emergente sono le zoonosi virali di origine selvatica, anche dette malattie zoonotiche: quelle che si trasmettono dagli animali all’uomo.

Ma quali le condizioni che favoriscono la trasmissione?

È tutto casuale o ci sono dei passaggi prevedibili?

Secondo l’OMS il 75% delle malattie umane fino a oggi conosciute derivano da animali e il 60% delle malattie emergenti da animali selvatici; le zoonosi conosciute sono oltre 200 e i sintomi che causano nell’uomo contano ogni anno circa un miliardo di infetti e milioni di morti.

Ma cosa accadrebbe se scomparissero tutti i virus dalla faccia della Terra? Virologi ed esperti di ecosistemi sostengono che sarebbe un disastro (BBC Future); i virus svolgono un ruolo essenziale nei cicli biogeochimici della biosfera nel tenere sotto controllo la proliferazione dei batteri, influenzano profondamente il sistema della vita, ma l’estensione delle loro ramificazioni è ancora ignota e molto resta da scoprire. A oggi non sappiamo nemmeno quanti tipi diversi di virus esistano.

I Coronavirus, in particolare, sono una vasta famiglia di virus diffusi in molte specie animali con cui spesso convivono in equilibrio; quando un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, fenomeno detto effetto spillover, allora possono causare patologie di differente natura e gravità.

Quanto al SARS-CoV-2, è stata accertata la sua somiglianza ad altri Coronavirus simili presenti in alcune specie di pipistrelli, che potrebbero aver costituito il serbatoio naturale del virus, ma ancora non è chiaro quali specie animali abbiano fatto da ospiti intermedi. Ogni volta che il virus infetta un ospite, infatti, mescola il proprio patrimonio genetico con quello di altri virus presenti nell’ospite: i virus pandemici sono imprevedibili, continuano a mutare e a cambiare le loro caratteristiche evolvendosi, rendendo complessa l’operazione di tracciamento e l’epidemiologia delle malattie infettive.

Ma cosa innesca l’effetto spillover?

In sintesi, potremmo chiamare in causa il principio di distanziamento ecologico. Parente decisamente più complesso del sofferto distanziamento sociale patito in questo 2020.
Le cause vanno cercate nell’evoluzione del rapporto tra uomo e natura, nell’impronta ecologica, nell’analisi dei fattori che riguardano direttamente il nostro impatto sugli ecosistemi naturali e specie selvatiche, in combinazione con quello dei cambiamenti climatici globali.
Oggi il legame tra zoonosi e la questione ambientale è messo in luce dalle principali organizzazioni intergovernative mondiali come l’OMS e le Nazioni Unite. Un recente report del WWF Italia, Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi – Tutelare la salute umana conservando la biodiversità, mette in evidenza lo stretto legame esistente tra le malattie che stanno minacciando il pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura: la perdita di habitat, la creazione di ambienti artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in generale la distruzione della biodiversità. 

I cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali sono considerati responsabili di almeno la metà delle malattie emergenti. In queste nuove condizioni determinate dall’uomo, vengono meno quegli equilibri degli ecosistemi, delle popolazioni e degli individui in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie.

In base al rapporto 2019 di IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo e circa 1 milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione.

Ad oggi è andata perduta quasi la metà della superficie forestale che abbracciava e proteggeva il pianeta. Le foreste sono habitat per l’80% della biodiversità terrestre ed ecosistemi in cui vivono milioni di specie in gran parte ignote alla scienza, che comprendono virus, batteri, funghi e molti altri organismi, anche parassiti, che vivono in equilibrio con l’ambiente e le specie con le quali si sono evoluti. Le foreste forniscono un’infinità di servizi alla vita sul pianeta, fra cui non ultimo la protezione della nostra salute. 

Possiamo dire che le foreste rappresentano un naturale antivirus.

Come scrive David Quammen – divulgatore scientifico, scrittore e giornalista di National Geographic, nel suo libro Spillover dove già nel 2012 aveva ipotizzato la pandemia raccontando i salti di patogeni pericolosi, come i Coronavirus, da specie animali all’uomo:

“Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie”.
(Spillover: Animal Infections and the Next Human Pandemic; W.W. Norton 2012)

Quante probabilità ci sono che scatenino una pandemia?

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