La resilienza 
del mango

Una delle caratteristiche dell’albero del mango – che può raggiungere anche 40 metri di altezza e le cui foglie sono di un lucente verde scuro e dalla forma allungata – è la sua capacità di resistere a temperature elevate e alla siccità.

Per questo è l’albero che meglio di altri rappresenta il concetto di resilienza. Non solo, è un albero fondamentale per l’economia dei Paesi che lo coltivano e anche per il benessere dell’ambiente, dal momento che la sua chioma è capace di assorbire un’elevata quantità di anidride carbonica ed è l’habitat ideale di tante diverse specie di animali. In pratica: piantando alberi di mango possiamo contribuire a mitigare i cambiamenti climatici, ridurre la povertà e promuovere la sostenibilità ambientale.
C’è una bella storia che ha come protagonisti gli alberi del mango, le donne che li coltivano e un’organizzazione non governativa impegnata in progetti per vincere la fame e la povertà. Questa storia è ambientata in Kenya, dove le donne costituiscono più del 70% della forza lavoro in agricoltura e contribuiscono all'80% di tutto il lavoro nella produzione alimentare domestica.

Nella Contea di West Pokot esiste un gruppo di 14 donne che si fanno chiamare le “mango women”. Insieme, queste donne coltivano piante di mango che vendono agli agricoltori della Contea, sostenendo la filiera di produzione e garantendo un reddito per la propria famiglia. Rose, Monica e Julia fanno parte del gruppo, e tutte e tre hanno perso i propri animali per colpa della siccità, ma grazie al mango hanno potuto avere un reddito e continuare a mandare i figli a scuola.

Rose ha 50 anni e coltiva il mango dal 2015. Vive nel villaggio di Lomut, e prima di entrare a fare parte del gruppo possedeva alcune capre, pecore e mucche. Qualche mese fa, purtroppo, tutte le sue mucche sono morte per colpa della siccità. Oggi però Rose è fiduciosa che presto riuscirà a comprarne altre grazie alla vendita di piante di mango.

Anche Monica aveva diverse mucche, e la perdita degli animali è stato per lei un momento di vera difficoltà. Senza il suo gruppo di mango women non avrebbe saputo come continuare a mandare i figli a scuola.
Per Julia questo è stato il suo primo lavoro ed è stato importante per lei imparare una cosa nuova e utile per la comunità. Oggi sa prendersi cura delle piante di mango, dalla preparazione delle sementi a tutta la crescita, i trattamenti e infine la vendita. Per lei, lavorare a fianco ad altre 13 donne è importante perché le cose riescono meglio quando vengono fatte insieme.
Gli ultimi anni sono stati particolarmente duri a causa della siccità e l’economia domestica di molte famiglie è stata messa a dura prova per la morte degli animali, dovuta al troppo caldo e alla mancanza di acqua. Il mango è quindi diventato un frutto strategico per la sussistenza della Contea.

È qui che interviene CEFA (Comitato Europeo Formazione in Agricoltura) - il Seme della Solidarietà, che da 50 anni aiuta le comunità più povere del mondo a raggiungere l’autosufficienza alimentare e il rispetto dei diritti fondamentali creando modelli di sviluppo sostenibile, attraverso iniziative che assicurino la crescita del territorio, maggiore benessere della comunità e resilienza ai cambiamenti climatici.
Resilienza, appunto.
Alla base di ogni progetto CEFA, nelle varie parti del mondo in cui opera, c’è la partecipazione delle popolazioni locali affinché siano protagoniste del loro stesso sviluppo, in uno spirito di collaborazione che è cuore dell’idea di solidarietà che si vuole portare avanti: sorellanza e fratellanza e condivisione di responsabilità.

Ma torniamo al mango. CEFA è intervenuto attivamente per sostenere le mango women e le loro famiglie attraverso l’introduzione di una varietà di mango qualitativamente superiore rispetto alla specie locale, ancora più resiliente e più facile da coltivare, più produttiva. Per questo motivo, nel mese di aprile, CEFA ha iniziato la distribuzione di oltre 10mila piantine di mango. Un altro grosso vantaggio di queste piante è la loro capacità di adattarsi al terreno arido della regione, rimanendo anche di dimensioni più contenute rispetto a un albero di mango tradizionale. Questo consente a tutte le donne che coltivano le piante di riuscire a raccogliere i frutti con facilità, senza diminuire però la portata di produzione.

Negli ultimi anni, il gruppo delle “donne del mango” è diventato un punto di riferimento per tutti i coltivatori della zona. Le 14 donne vendono le piante a circa 1 anno di età, pronte per essere trapiantate dai vasi ai campi. Presto il villaggio di Lomut e tutti gli agricoltori della zona cominceranno a vedere i primi frutti della varietà migliorata introdotta da CEFA, capace di fornire i primi frutti dopo solo 3 anni, rispetto agli 8 che richiedono altre varietà.

Grazie a questo intervento c’è un evidente miglioramento della produttività delle famiglie contadine più vulnerabili della comunità, garantendogli una sana alimentazione e un sostentamento economico. 

Philomena è un’agricoltrice che ha seguito con passione e interesse i corsi di formazione organizzati da CEFA su teoria e pratica della coltivazione di mango. Dopo aver ricevuto le sue piantine ha raccontato così la sua esperienza: “Ringrazio dal cuore CEFA. Non vedo l’ora di raccogliere i dolci frutti di queste piante. Adesso sono convinta che, anche grazie a questo aiuto, potrò rimettermi in piedi. Ho coltivato varianti di mango locali per tutta la vita, ma sono necessari almeno cinque anni prima che maturino. Questa nuova varietà ce ne metterà la metà. In poco tempo avrò cibo con cui nutrire la mia famiglia e prodotti da vendere per supportare l’educazione dei miei figli.”

Il governo locale di West Pokot ha inoltre recentemente annunciato che finanzierà la costruzione di un impianto di lavorazione di mango. La frutta di Philomena sarà così anche utilizzata per la produzione di succhi e bevande che verranno venduti in tutto il resto del Paese.

“È grazie a CEFA che ho avuto il coraggio di andare avanti. Adesso sono motivata e penso che continuerò a reinvestire sulle mie piante, ogni anno comprandone e piantandone sempre di più.”

Questa si chiama resilienza, che in swahili si dice ustahimilivu. Solidarietà, invece, si dice mshikamano.

Mango dopo mango, seme dopo seme, CEFA si è posto un obiettivo preciso: aggiungere un miliardo di posti a tavola nel mondo. Ogni giorno si impegna per creare le condizioni per garantire accesso al cibo, all’acqua, al lavoro e ai diritti per 300.000 persone nei prossimi tre anni nei Paesi (sono dieci oltre all’Italia) in cui è presente e opera con un approccio basato sullo sviluppo rurale integrato che tiene conto della crisi socio-ambientale nel suo complesso.

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