Obiettivo sviluppo sostenibile, in cui lo sfruttamento delle risorse naturali è inferiore - o almeno uguale - al loro tasso di rigenerazione.
Come realizzarlo?
Ogni volta che muoviamo un passo, dobbiamo, per un piccolissimo attimo, perdere l’equilibrio e poi ritrovarlo. Ed è così da sempre, dal primo passo che abbiamo compiuto a quelli che facciamo ogni giorno per raggiungere le nostre destinazioni.
La ricerca dell’equilibrio, la sua conservazione e la fatica per evitare di perderlo sono le basi su cui costruiamo ogni nostro movimento, ogni nostra azione nel mondo.
L’equilibrio è ciò che permette di svilupparci come esseri umani, di relazionarci con gli altri e con l’ambiente in cui viviamo. Ecco perché abbiamo voluto dedicare questo numero di Innesti agli equilibri, dando voce ai nostri autori per cogliere ogni sfumatura di una parola al plurale.
Abbiamo immaginato l’equilibrio come un moto collettivo, dinamico e circolare, che disegna collaborazioni efficaci tra natura e sviluppo economico. L’equilibrio è un comportamento che racconta come ci spostiamo in città, come abitiamo le nostre case e usiamo i nostri oggetti, il modo in cui ci vestiamo, ciò che mangiamo e che beviamo.
Cosa accomuna un grande chef, una designer, un progettista meccanico, un agricoltore? L’esigenza di evoluzione, il cambiamento senza fine, il sapere restare in equilibrio per andare a tempo con gli ecosistemi e andare al passo con la realtà.
L’armonia è il risultato di un incessante e attivo adattamento a un insieme di forze e stimoli in cambiamento costante, e solo vivere ed essere in armonia con ciò e con chi ci circonda permette il mantenimento dell’equilibrio.
L’equilibrio è una questione comunitaria e singolare, corale e privata, ma sempre necessaria perché, in ogni istante, rappresenta il risultato della relazione tra l’uomo e l’ambiente, tra noi e la natura. La qualità di questa relazione indica la qualità della nostra presenza nel mondo.
Obiettivo sviluppo sostenibile, in cui lo sfruttamento delle risorse naturali è inferiore - o almeno uguale - al loro tasso di rigenerazione.
Come realizzarlo?
L’ossimoro della biodiversità: mantenere la “stabilità” con l’incessante evoluzione “dinamica” tra le parti. E se anche gli uomini lo prendessero come esempio?
Dalla visione antropocentrica del mondo alla coscienza ambientalista biocentrica: il ritorno all’originario equilibrio con la natura secondo il “nomade alpino”.
Le nuove frontiere del viaggio? Enogastronomia e relativo tessuto geografico.
Focus sugli strumenti di sviluppo che generano benefici per il territorio.
Direzione: Alto Adige, San Cassiano, in Alta Badia.
Lo chef tristellato ci racconta come “Cucina la Montagna” a ritmo totalmente sinergico con la natura.
Non solo benefici salutari. Approfondimento di una dieta sostenibile che porta con sé anche valori ambientali, economici e sociali.
Zero Waste: il modello Data-in/Data-out e il nuovo equilibrio tra le tecnologie di fabbricazione digitale e il riuso delle materie prime.
Il futuro guarda a una dimensione del sociale sempre più condivisa.
Il cohousing, nuovo modello abitativo dagli ampi spazi comuni sempre più diffuso nel mondo.
Le auto elettriche non bastano, per parlare di autentica eco-mobility.
Ma colmare il gap è possibile, come indicato nel Master Plan di Tesla Motors.
Dal bottiglione alla mescita al calice: l’evoluzione del consumo di vino spiegata dal Resp. Marketing della più grande cooperativa vitivinicola italiana.
Dal teatro alla vita reale: oltre il palcoscenico, come modulare improvvisazione e rispetto, di se stessi e degli altri… facendo emergere il valore di tutti.
Etica ed estetica: la moda diventa responsabile e a basso impatto ambientale grazie al concetto di modularità, applicato a tessuti naturali e rigenerati.
Hanno collaborato in questo numero:
Martina Liverani, Silvia Botti, Giovanni Dinelli, Roberta Garibaldi, Federico Quaranta, Lella Scalia, Monica Sozzi, Massimo Temporelli
Abbiamo conversato con:
Flavia La Rocca, Norbert Niederkofler, Luca Albrisi