Al MEni e la fiaba del gusto

Al Mèni è un evento unico nel suo genere, nato dall’incontro tra Andrea Gnassi e Massimo Bottura.

Andrea è stato il sindaco di Rimini che ha rivoluzionato la città, facendo emergere in pieno la vocazione non solo turistica, ma soprattutto culturale della capitale romagnola. Una destinazione unica nel suo genere, con migliaia di anni di storia e una capacità di fascinazione turistica che ha le sue radici nel dopoguerra.

Massimo è il leggendario chef dell’Osteria Francescana di Modena, un uomo che ha fatto la storia della gastronomia italiana contemporanea e che ha portato la nostra cucina agli occhi del mondo.
In comune, l’aver saputo scovare fra le radici di due voci iconiche dell’italianità come Rimini e la cucina, ciò che le ha rese mitiche e riportarle a pieno splendore contemporaneo.

“Al Mèni”, che in dialetto romagnolo significa “le mani”, dal titolo di una poesia di Tonino Guerra, è uno dei più importanti happening del gusto nel panorama nazionale, un salone a cielo aperto di creatività e manualità che dà vita a una festa del gusto unica al mondo.

Per due giorni prodotti d’autore e cucina d’autore sfilano davanti al mare, dentro e fuori il Circo Mercato. Sotto al tendone, show cooking e i piatti degli chef a prezzi da street food; mentre il mercato degli artigiani e dei prodotti di eccellenza sfila sul lungomare fra percorsi del gusto, incontri con autori ed esperti, laboratoripicnic stellati e spazi speciali dedicati al cibo di strada d’autore.

Giunto alla sua nona edizione, il Circo Mercato dei sapori che ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna si è rivelato sempre più negli anni un evento unico, in cui il gusto si miscela con l'esaltazione della cultura culinaria per promuovere l'identità e la forza di una città e del suo territorio.

Cuore pulsante dell’evento, l’enorme tendone da circo, che vuole ricreare le atmosfere fiabesche di uno dei più grandi film della storia del cinema: 8 ½ di Federico Fellini.

All’interno del tendone, uno spettacolare confronto fra i migliori 12 chef della regione, appartenenti all'Associazione CheftoChef emiliaromagnacuochi, e 12 fra i più interessanti giovani chef dal mondo: promesse della cucina internazionale che viaggiano per cucinare e che, con i loro spostamenti tra un festival e un ristorante stellato o un gastro-bistrot, percorrono nuovi itinerari - impensabili fino a qualche anno fa - alla ricerca del momento giusto per dare spazio alla propria creatività.

Perché è proprio attraverso gli occhi di questi giovani che conoscono il mito dei migliori prodotti italiani e della regione Emilia-Romagna che il confronto può diventare ricco e creativo.
Troppo spesso diamo per scontate le potenzialità del nostro territorio e del nostro passato. La spettacolarizzazione attraverso i suoi prodotti, vissuti come ingredienti della grande cucina, offre l’opportunità di valorizzare la nostra terra e i nostri artigiani, e rendere omaggio all’immensa ricchezza del Bel Paese. 

Questi piatti nascono per essere semplici e popolari e per poter esser offerti a tutti in modo semplice e popolare. La condivisione del gusto nella sua forma più circolare.

Proprio così: piatti di alcuni degli chef migliori al mondo e del nostro Paese vengono proposti a 5 euro in modo da poter essere provati da chiunque.

Poi c’è il mercato dei migliori produttori del territorio, l’enoteca con i vini più interessanti della regione, lo street food degli chef, dei produttori, dei pescatori di Rimini e tanto altro. Ogni edizione ha infatti le sue espressioni caratteristiche e uniche all’interno di un formato ben collaudato e ricco di spunti alla portata di tutti.

Nel 2022 l’evento è maturo e ci sono importanti temi oramai consolidati. Da 4 anni non viene più venduta plastica ma solo materiale biodegradabile e l’acqua è quella pubblica, erogata attraverso molte fontanelle gratuite a disposizione di tutti.
L’attenzione per rendere l’evento meno impattante e più sostenibile dal punto di vista ambientale è stata uno dei fulcri dello sviluppo degli ultimi anni.

Quest’anno si è scelto anche di dare una spinta superiore ai contenuti, sviluppandoli attorno al tema del Mediterraneo con una rassegna di appuntamenti fra chef e produttori organizzati da Slow Food e CheftoChef.

Il Mediterraneo non è stato solamente interpretato come bacino d’acqua, come immaginario faunistico e di prodotti, ma soprattutto nella sua storia culturale: un mare che è stato teatro di incontri e miscele di popoli e culla della civiltà.
Abbiamo dunque dato spazio alle collaborazioni sociali come nel caso del Tortellante, un laboratorio terapeutico-abilitativo dove giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano, ma anche spazio a uno chef ucraino sul palco e un’associazione di volontari del Paese per raccogliere fondi atti a finanziare un’autoambulanza per le popolazioni colpite dalla guerra.

E poi l’incontro con chef di aree spesso meno note e dimenticate come Malta, la Croazia, Israele, la Grecia o la Turchia; un ospite da Procida, Marco Ambrosino, che ha messo il Mediterraneo al centro della sua ricerca, ma anche un sardo residente in Francia come Simone Tondo.

Tanto lavoro di confronto come quello sui flatbread (piadine, pite, bazlama), così come la scoperta dei prodotti locali nelle proprie similitudini e differenze. Ma soprattutto tanta umanità, chef che si aiutano sul palco o che si fanno aiutare dai giornalisti o dai produttori di vino che presentano gli abbinamenti, cuochi che propongono abbinamenti enologici dopo aver provato i vini in degustazione privata e giornalisti che si mescolano allo staff in un clima realmente amicale dove la distanza tra staff, guests, partners, lavoratori del dietro le quinte e clienti cerca di essere costantemente azzerata.

 

Nella città di Federico Fellini e nei suoi luoghi più amati, tutti impegnati a raccontare la grande tradizione culinaria del Mediterraneo: mai come quest’anno forse ci si è ritrovati a specchiarsi sul bacino di un unico mare.

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