Intervista a Marina Spadafora, ambasciatrice di moda etica nel mondo, sulla necessità – dei brand e dei consumatori – di adottare obiettivi davvero sostenibili.
Milano è nota a livello internazionale come una delle quattro capitali della moda insieme a Parigi, Londra e New York. A Milano si dettano le nuove tendenze, oltre a essere palcoscenico per i più grandi eventi internazionali associati alla moda.
E fra i trend più chiacchierati degli ultimi anni, c’è ovviamente anche la sostenibilità. Al centro del palcoscenico e sotto i riflettori di ogni produzione, di ogni processo, di ogni commercio, di ogni consumo.
Il sistema tessile moda è responsabile del 10% dell’inquinamento del pianeta, aggiudicandosi il secondo posto come settore più inquinante del mondo, dopo il petrolchimico.
Ogni anno vengono prodotti 100 miliardi di capi di abbigliamento, con un consumo nel 2020 di 62 milioni l’anno: il dato raggiungerà entro il 2030 i 102 milioni.
L’impatto che l’industria tessile ha sull’ambiente è ingente e in costante crescita.
Il ciclo produttivo ha un consumo idrico di circa 1.500 miliardi di litri d’acqua l’anno ed è responsabile di 92 tonnellate di rifiuti: i prodotti dell’industria tessile occupano il 5% delle discariche globali.
Oltre ai rifiuti, il settore provoca danni ambientali duraturi agli ecosistemi acquatici, terrestri e atmosferici a causa del rilascio di gas serra, pesticidi e coloranti e scarico di effluenti, contenenti sia coloranti che soluzioni caustiche.
Fortunatamente, da qualche anno, le tematiche della sostenibilità stanno diventando parte integrante delle strategie aziendali di molti brand, sia del lusso ma anche finalmente di alcune catene del fast fashion.
Ogni anno assistiamo al lancio di collezioni speciali, nuovi materiali e azioni concrete da parte degli stilisti. Il settore sta investendo in ricerca e sviluppo per ridurre l’impatto a partire da materiali, lavorazioni, finissaggi, impianti, smaltimento dei rifiuti, riciclo e riuso.
Anche la raccolta differenziata degli abiti usati è un valore. La si può fare in mille modi: riusando, in primis. Oggi organizzata in modo spontaneo, dal 2025 nell'UE scatta l'obbligo di istituire la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. E l’Italia ha anticipato la data al primo gennaio 2022.
Ma il movimento della moda sostenibile è un movimento che promuove il cambiamento all'interno dell'industria della moda, affrontando non solo l'integrità ecologica e la sostenibilità dei tessuti e dei prodotti di moda, ma anche la giustizia sociale dal punto di vista dei produttori e degli utenti finali.
Il paradigma della sostenibilità non può non includere il rispetto per i lavoratori.
Proprio in occasione dell’ultima Milano Fashion Week 2021, l'Organizzazione Mondiale della Sostenibilità (World Sustainability Organization – WSO), come parte delle sue iniziative di moda sostenibile, ha lanciato la prima Accademia e Agenzia di modelli etica e sostenibile.
L'anno precedente WSO aveva presentato la certificazione di moda sostenibile di Friend of the Earth per garantire il profitto e la crescita del settore, creando allo stesso tempo nuovo valore e ricchezza più profonda per la società e quindi per l'economia mondiale.
Il lancio di WSO Models Academy & Agency (WSO MAA) è un passo avanti per motivare l'industria della moda a essere più sostenibile e ad avere un approccio più etico a questa professione.
La missione della WSO MAA è quella di offrire una piattaforma in cui i modelli possano essere trattati equamente come persone, rispettando i loro diritti ed evidenziandoli per quello che sono, le loro storie di vita e il loro impegno a sostenere la comunità o progetti di conservazione.
A loro volta, i proventi dell'Accademia verranno utilizzati anche per sostenere progetti e campagne di conservazione del WSO.
Tutti i modelli sono trattati in conformità con le leggi nazionali sull'occupazione e l'equo compenso. WSO MAA e i suoi clienti aderiscono a rigide regole contro la discriminazione e le molestie sessuali. Viene, inoltre, fornito ai modelli supporto informativo per una corretta alimentazione.
Il WSO offre supporto ai modelli dall'estero che vogliono entrare a far parte del modello WSO, attraverso casting virtuali, servizi fotografici e il supporto dell'Accademia. Lavora solo con aziende che rispettano determinati standard ambientali.
“I modelli mancano di molte delle protezioni riservate ai dipendenti a tempo pieno e sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento. – afferma Paolo Bray, fondatore e direttore della WSO – Solo il 30% delle modelle che sfilano sulle passerelle e nelle campagne pubblicitarie non sono bianche. I modelli di taglia più grande rappresentavano meno dell'1% del totale. L'81% dei modelli ha riportato un indice di massa corporea inferiore a 18,5, considerato sottopeso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.”
La moda è la prima a inneggiare alla diversità, ma sempre e solo con modelle uguali. È la prima a inneggiare al body positive, ma solo ultimamente alcuni brand hanno deciso di inserire modelle curvy, e non solo, nelle sfilate. Insomma la moda è la prima a lanciare il sasso e a ritirare la mano. E dobbiamo tenere ben presente che le immagini di modelle e indossatori circolano vorticosamente (viralmente) e hanno risonanza globale: è evidente come tutto ciò porta all’elaborazione del pensiero comune.
L’idea di WSO MAA è di porsi come esempio e veicolo di un pensiero più sostenibile e responsabile!
Intervista a Marina Spadafora, ambasciatrice di moda etica nel mondo, sulla necessità – dei brand e dei consumatori – di adottare obiettivi davvero sostenibili.
Oltre l’estetica: il pittore Gianluca Corona e le sue opere sinestetiche, che rivelano allegorie della natura e dell’uomo trasformando il presente in infinito.