LA NATURA MORTA 
COME METAFORA 
DI CELEBRAZIONE 
DELLA VITA

Ho sempre sostenuto che l’osservazione attenta e analitica del mondo è quella che ci permette di catturare la sua essenza, o alcuni aspetti di essa; sta poi alla sapiente mano dell’artista imprimerla sulla tela, plasmarla sulla pietra, o ricrearla con la propria fantasia.
L’umana curiosità è l’ingrediente principale dell’esplorazione intelligente. La concezione artistica è l’interpretazione talentuosa di ciò che è stato esplorato.

Questo è quello che accade nell’espressione artistica della natura morta.
Opere in cui la natura, con la sua bellezza e le sue imperfezioni, prende vita, o meglio nuova vita, all’interno di uno spazio bidimensionale, che si attiene a regole tutte sue.

Le nature morte non sono solo una celebrazione dell’estetica, ma un vero e proprio elogio della vita e della bellezza della natura, realizzate per onorare il presente all’infinito, per rendere eterno un istante.

Luci e ombre si alternano a ogni pennellata, posso spostare i raggi del sole con un solo tocco, creare immagini sature e vive che riempiono l’intera scena, o particolari nascosti, visibili solo a una seconda occhiata. Ingombro o discrezione. Esuberanza o timidezza.

Le composizioni rispettano un rigore formale che amministra la perfezione del risultato. Un risultato dall’aspetto disinvoltamente naturale, dove invece nulla è lasciato al caso.

Ogni mio dipinto prende forma da un disegno in cui, in modo del tutto primitivo e grezzo, i protagonisti cominciano a muoversi scomposti all’interno della scena, pian piano trovano il loro posto, si relazionano e confrontano con gli altri, cambiano forma e posizione.
Quando arriva il colore, tutto si anima e immobilizza allo stesso tempo. La stesura del colore assegna la forma definitiva, la vita definitiva e infinita del dipinto, la natura morta.

Sono accurato e meticoloso, ricerco con estrema attenzione l’equilibrio all’interno della composizione; e l’equilibrio è dato dalle proporzioni, dalla studiata disposizione, dagli spazi vuoti e pieni, dal giusto bilanciamento di ogni particolare e dall’armonia dell’insieme.
Uno spazio circoscritto in grado di restituire la complessità della realtà.

Ogni fascio luminoso, ogni bagliore, ogni zona d’ombra che coinvolge e avvolge le figure, sono studiati in modo maniacale, perché ora delicatamente, ora bruscamente, esaltano forme e colori, attirano lo sguardo o lo distraggono.
Una luce unica, dedicata, che ogni volta colloca i miei soggetti, di tradizione classica, nell’epoca moderna.

Le mie opere nascono dalla mia terra, e la raccontano.
I generosi frutti del nostro meraviglioso Paese, la copiosa produzione della natura mostra tutta la sua bellezza nella sua disarmante naturalezza.

Vorrei che davanti a un mio dipinto ci si innamorasse una volta di più della Natura, ci soffermassimo ad apprezzare intimamente il valore di quello che abbiamo nell’etereo istante intrappolato nella tela; ben sapendo che tutto questo non ce lo siamo in alcun modo guadagnato, ma ora sì, dobbiamo combattere per conservarlo.
L’obiettivo è creare opere sinestetiche in cui, chi osserva, può visivamente percepire la secchezza delle foglie dei limoni, la morbidezza delle gibbosità delle zucche e l’intenso odore dei formaggi.

In questo modo frutta e verdura non appaiono più semplici alimenti, ma si trasformano in archetipi, illustrati per raccontare persone e personalità. Maschere e simulazioni per narrare i segreti dell’essere umano, rappresentati da colori vibranti che contrastano con sfondi dai toni drammatici, o viceversa, in cui può risaltare l’alternanza di pieni e vuoti che si susseguono in modo armonico come in una sinfonia, o spezzano improvvisamente il ritmo, creando la cacofonia della tragedia.
Un’allegoria pittorica dell’essere umano.

I dipinti divengono non solo celebrazione di elementi naturali, ma anche dell’uomo, del corpo in tutte le sue forme e dell’anima.
L’attenzione alle imperfezioni degli ortaggi sono metafore dell’ossessione moderna per l’aspetto fisico, l’impossibilità di preservare l’eterna giovinezza e la tensione nel doverci relazionare con gli altri; è in questo modo che l’essenza più intima dell’uomo diventa il soggetto delle mie opere.

Il mio desiderio è rendere visibile ciò che normalmente all’occhio non lo è: la bellezza del creato che prende forma nell’essere umano e nei prodotti della terra.

Voglio emozionare, celebrare la bellezza per rendere omaggio alla vita e stimolare tutti i sensi, sebbene la pittura, apparentemente, sia connessa alla sola vista.

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