Redazione interna

Cibo, cultura
e territorio.

Un patrimonio
da proteggere e tramandare

L'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) è un’istituzione dedicata alla valorizzazione dei beni culturali demoetnoantropologici, ovvero del patrimonio culturale immateriale presente sul territorio nazionale e ne promuove attività di formazione, studio, ricerca e divulgazione, collaborando con università, centri di ricerca, enti pubblici e privati. Leandro Ventura ne è il direttore.

Dott. Ventura, cosa si intende con patrimonio immateriale?

Parliamo degli aspetti non tangibili della cultura di un popolo - tradizioni, riti, cerimonie e festività, arti e mestieri, musica, danza, giochi, cucina - importanti tanto quanto quelli materiali. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è in continua evoluzione e costantemente ricreato dalle comunità in risposta al proprio ambiente, alla propria interazione con la natura e alla propria storia e dona loro un senso d’identità e di continuità.
Non solo, rappresenta anche un importante contributo alla promozione del rispetto per la diversità culturale e la creatività umana: un obiettivo fondamentale dell’Agenda 2030 ONU per lo Sviluppo Sostenibile.

Tra quelli che segue, c’è un progetto cui tiene particolarmente e che secondo lei meglio rappresenta l’Italia?

Sicuramente il Geoportale della Cultura Alimentare, il GeCA. Negli anni, l'enorme quantità di pratiche, tradizioni e riti appartenenti al settore dell’agroalimentare è stata progressivamente riconosciuta come parte integrante del patrimonio immateriale delle comunità di ogni Paese e continente, spesso anche significative di forme di interazione tra uomo e ambiente, con esempi di approccio sostenibili. Il cibo, lo sappiamo, è un mezzo di eccellenza attraverso il quale conoscere profondamente il territorio, la connessione primaria tra uomo e pianeta, e in Italia forse più che altrove. Per secoli abbiamo sviluppato piccole e piccolissime realtà locali che oggi rappresentano e concorrono all’eccellenza del Made in Italy con un’immensa varietà enogastronomica. Ricette particolari e uniche come in pochi altri luoghi del mondo. Il GeCA è il progetto che mette a sistema questa particolarità e unicità.

Nato con Expo 2015 come progetto pilota del Ministero della Cultura, GeCA scaturisce dalla volontà di condividere in un’unica piattaforma digitale gli archivi documentali presenti sul territorio nazionale connessi al cibo, con lo scopo di contribuire allo sviluppo dei territori su base turistico-culturale.

Nel 2018, nell’ambito delle iniziative legate all’Anno del Cibo Italiano nel mondo, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha messo in rete e pubblicato il portale GeCA: un grande racconto sull’identità agroalimentare del nostro Paese.

Parliamo dunque di cultura alimentare come rappresentazione simbolica e sostanziale della cultura popolare e territoriale?

Esiste un’espressione latina - Genius loci - che ben definisce questo confluire di energie capaci di potenziare un determinato sito. Oggi l’espressione individua un approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente che dedica particolare attenzione all’interazione e alla connessione tra il luogo e la sua identità, in tutti i suoi aspetti pratici e tangibili, e anche in tutti i suoi elementi astratti e immateriali. Il GeCA si candida per diventare il portale di riferimento per la promozione e la divulgazione della cultura dei beni immateriali in Italia. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutti i territori italiani, e per fare questo è nata l’idea del roadshow: il modo più pratico, efficace e motivante per presentare un progetto e appassionare nuovi protagonisti e pubblico.

La cultura alimentare è dunque il fulcro della valorizzazione del territorio ed è un bene fondamentale da salvaguardare e promuovere, sia nel rispetto e nella tutela dell’ecosistema che nella memoria legata alla storia dell’uomo.
Nel cibo si rispecchiano le identità delle comunità delle quali è doveroso conservare la memoria collettiva attraverso una ricerca e mappatura dei prodotti enogastronomici e delle tracce di cultura demoetnoantropologica a essi legata.

Tecnologie digitali, micronarrazioni, aggiornamento e acquisizione di archivi, organizzazione di eventi, strategie di comunicazione e ricerche: tutti strumenti che interagiscono in un’unica visione olistica.

La continuità del progetto GeCA è stata affidata proprio alla Direzione dell'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, in collaborazione con l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e finanziato dal PON Cultura e Sviluppo (Programma Operativo Nazionale). Nel 2021 abbiamo inaugurato una nuova fase del suo percorso di promozione. In parallelo alle attività di ricerca e rinnovamento dell'esperienza digitale che si sono sviluppate a partire dal focus sulla Basilicata, l’obiettivo è quello di estendere questo progetto pilota anche su altre regioni italiane con il lancio di una vera e propria “Call for partnership”, mirata al coinvolgimento dei territori e dei suoi stakeholder più rappresentativi in fatto di heritage enogastronomico nazionale. Nel tempo si sono aggiunti nuovi contenuti di ricerca, funzionali a una comunicazione sempre più digitale.

Cibo, cultura e territorio:

un trinomio indissolubilmente connesso; noi italiani cuciniamo e mangiamo sensazioni, pezzi di storia, relazioni, leggende e tradizioni. 

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