LA MOBILITÀ SOSTENIBILE E LA COSCIENZA URBANA SALVERANNO IL MONDO

Le persone che sanno scrivere bene e che usano l’arte della retorica nel modo migliore dicono che non bisognerebbe mai aprire un testo scritto con una domanda. La nostra, però, è una comprovata necessità, un bisogno assoluto di fare chiarezza e di portare a una riflessione. E dunque eccolo, il quesito: si può avere una cultura urbana senza una coscienza urbana? 

La banalità della domanda ha insita già la risposta: no.

Perché considerare strade, case, condomini, negozi e servizi pubblici solo come elementi che caratterizzano più o meno ogni città, vuole dire generalizzare e non riflettere su quello che è stato, è e sarà. Basti pensare che la città più popolosa del mondo, Shanghai, in Cina, conta qualcosa come 24 milioni di abitanti; la seconda, Karachi in Pakistan, si «ferma» a 23,5 milioni. Questi agglomerati urbani hanno gli stessi problemi di, ad esempio, Milano? O Roma, Bologna, Firenze? E la loro storia è la stessa di New York, Londra o Sydney? O di Uruk, la prima città della storia (o almeno, così pare), sorta tra il 3500 e il 3000 a.C.? Domande da porre per arrivare a una sana riflessione.

Alla voce «coscienza» sul dizionario De Mauro si legge che essa è «... la consapevolezza che l’uomo ha di sé e del mondo esterno». L’intento, qui, è proprio questo, provare a ragionare attorno all’idea di coscienza urbana e di cosa significhi cultura urbana. Perché se è vero che la nostra coscienza dovrebbe portarci ad avere una maggiore consapevolezza di noi stessi e del mondo esterno, allora è altrettanto vero che molti temi delicati, come quello dell’inquinamento atmosferico dovuto soprattutto alla mobilità, dovrebbero essere in cima alle nostre preoccupazioni. Cosa che accade, ma solo parzialmente.

Ed è qui che entra in gioco la coscienza. Vogliamo proseguire nella nostra vita, caratterizzata da un uso frenetico di risorse naturali (che prima o poi finiranno, si sa...) o vogliamo provare a ragionare su cosa possa rappresentare il cambiamento? 
L’idea di una mobilità sostenibile, capace di guidarci verso un futuro consapevole, è già tra noi. Dobbiamo però creare qualcosa che ancora non esiste, per poter raggiungere il nostro obiettivo: una nuova coscienza urbana.

E, di conseguenza, una nuova cultura urbana. Per fare in modo che strade, case, condomini, negozi e servizi pubblici non siano considerati solo come meri elementi che caratterizzano più o meno ogni città, ma farli diventare parte integrante di un vero processo di cambiamento

In questo senso con mobilità sostenibile intendiamo un sistema ideale dei trasporti che permetta contemporaneamente di ridurre l’impatto ambientale del settore, rendere gli spostamenti più efficienti, migliorare la qualità della vita dei cittadini e le città più smart, più pulite, più ordinate.
E più belle. Come?
Con la riduzione dell’inquinamento atmosferico: ricordiamo che il settore dei trasporti oggi in Europa rappresenta circa un terzo del consumo totale di energia e un quinto delle emissioni di gas serra. Riduzione dell’inquinamento acustico: le infrastrutture per i trasporti sono responsabili di livelli di rumore eccessivi e strade, ferrovie e aeroporti sono sicuramente tra le fonti principali di disturbo. Riduzione del traffico: la congestione stradale limita la libertà negli spostamenti e i tempi di spostamento si dilatano. Riduzione del consumo di suolo: le infrastrutture per i trasporti tradizionali, spesso non in armonia con il paesaggio e il territorio, sono da anni la causa di un elevato consumo di suolo. In questo conteggio non vanno inserite solo strade e ferrovie, ma anche parcheggi, piazzali e luoghi accessori. Trasporti più efficienti ed economici. Trasporti innovativi, integrati nel territorio ed efficienti permettono ai cittadini di risparmiare tempo, ma anche di ridurre i costi, sia individuali che collettivi.

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