La montagna ha salvato me, e ora tocca a me salvare 
la montagna

Guide alpine lo erano il mio bisnonno, mio nonno, mio padre e dunque, con ogni probabilità, lo sarei diventato anche io.

Ma alla resa dei conti, il percorso non è stato poi così scontato.

Nato e cresciuto ai piedi del Cervino, appassionato fin da piccolo degli sport sulla neve e grande fan di Alberto Tomba, a quindici anni ero già una promessa dello sci. Ma durante una competizione, un brutto incidente interrompe il mio futuro da professionista e cambia le mie sorti.

A quell’età la sventura si affronta con la passione travolgente tipica dell’adolescenza, si vive il dramma con incommensurabile intensità, sia fisica che mentale.
In un solo momento senti il mondo caderti addosso e la terra mancarti sotto i piedi, avverti l’apocalittico senso di ingiustizia perché la vita non prende la direzione che avevi immaginato per te.

Fortunatamente ci pensa poi il tempo a insegnarti che non è così e a ricongiungerti con la realtà: ci sono diritti, ma anche doveri, limiti che possono essere superati e altri no; e, soprattutto, non sempre ti viene offerta un’occasione ma se, e quando arriva, bisogna saperla accogliere. Bisogna con umiltà rimboccarsi le maniche e guardare alla vita per quello che può offrire. Così impari a costruire un futuro, il tuo futuro.

Dopo l’incidente, tra riabilitazione e incertezze, ho passato molto tempo ad aspettare che qualcuno mi offrisse una seconda occasione. Occasione che poi è arrivata, proprio da mio padre.

In una gelida mattina di ottobre mi propose di accompagnarlo sul Cervino. Ore intere di cammino, attento a non inciampare, a non farmi male, a tenere il passo, mentre in silenzio maturavo quello che sarebbe stato il mio futuro.

Quel giorno, quei momenti vissuti con imprevedibile intensità, hanno determinato il mio destino.

Avevo sempre vissuto la montagna come sciatore e non come scalatore, ma quel giorno mio padre mi ha aperto gli occhi su qualcosa che ancora non ero stato capace di vedere.

Guida alpina è stato il primo step, per garantirmi un lavoro; poi il cammino della vita mi ha portato a diventare un alpinista. La montagna mi ha insegnato tanto. Solo vivendo a stretto contatto con la natura capisci che è il tuo elemento, diventa parte della tua famiglia e ti mostra quanto puoi essere grande e, allo stesso tempo, piccolissimo, in confronto alla maestosità della sua imponente naturalezza.

E come la famiglia, la montagna, se la ami la vuoi preservare.

Una crescita intima e un’evoluzione personale che mi hanno portato a vivere la montagna con le diverse sfumature dei valori etici che a volte suggerisce, e a volte pretende. Ho imparato a non focalizzarmi solo sugli obiettivi, ma anche su come questi vengono raggiunti: rispettare ogni luogo, ricordandomi di non lasciare traccia del mio passaggio. Non alterare la montagna. Errori, passi falsi, illusioni e disillusioni, scelte volontarie o imposte; un insieme di esperienze che hanno determinato quello che sono e la vita che sto vivendo.

Viviamo in una società in cui istinto e sesto senso sono stati un po' addomesticati; i nostri sensi non lavorano più tutti insieme, ed è invece proprio dal loro lavoro congiunto che possono regalarci quel sesto senso, chiamiamola intuizione, che spesso ci porta a vivere qualcosa di speciale su cui non avremmo mai puntato.

È meraviglioso come la realtà possa a volte essere più originale e fantasiosa dell’immaginazione.

L’istinto mi ha sempre guidato bene e a esso mi sono sempre affidato, anche in montagna e anche nei momenti più difficili e critici; spesso l’istinto mi ha fatto tornare sui miei passi, altre volte mi ha spinto ad andare oltre, pur sapendo che alzare l’asticella e il limite, in montagna, può anche significare, nei casi peggiori, morire.

In montagna metti a rischio la cosa più preziosa che hai; e più rischi, più comprendi il valore della vita. Più comprendi il valore della vita, più sai di dover credere in quello che fai, con tutto te stesso.

È una filosofia che applico anche alle cose più semplici. Non sposo uno sponsor, ad esempio, per la sola ricompensa, ma devo vederci qualcosa di più: una affinità che incastri i miei valori a quelli del brand, perché io possa crederci e metterci del mio.

Ma non solo devi credere in quello che fai, devi anche fidarti. Fidarti di te stesso, e goderti l’esperienza.

Consiglio sempre di prendere una pausa dalla tecnologia e dedicare del tempo per esplorare una zona che non si conosce: “Lasciate il cellulare in macchina, portate con voi un panino o del cioccolato e perdetevi nel bosco, lasciandovi trasportare dalle emozioni e conquistare dagli spazi della natura. Troverete molto più di quello che pensavate di cercare.”

A volte tornando da scalate solitarie, in cerca di qualcuno che colmasse la solitudine in cui mi ero magicamente calato, mi sorprendevo nel confrontarmi con gli amici a raccontare cose che la mia mente aveva prodotto nell’isolamento, nell’osservazione silenziosa a contatto con la montagna.
Ogni volta sapevo qualcosa di più di me stesso, e non mi ero accorto di averlo elaborato.
Perché la natura è trasparente ed è uno specchio che non mente.
Perché dovremmo noi mentirle o ingannarla?

Per questo motivo sto scrivendo un libro e seguo con passione progetti di divulgazione su alpinismo, sport, cultura ed educazione. Desidero trasmettere la mia esperienza, sperando possa avvicinare tante altre persone alla montagna e all’opportunità di vita che essa offre.
Perché possa esser finalmente e profondamente compreso che prendersi cura del pianeta, salvarlo, significa salvare un po’ anche noi stessi.

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