illustrazioni di Elia Barbieri
NUDGE,

LA SPINTA GENTILE
Un cittadino consapevole può contare ben di più di un cittadino obbligato
Un alfabeto aggiuntivo per impaginare il nostro futuro.

Nel gennaio del 2020 mi hanno proposto di fare un TEDx a Barletta[1]. Ci ho pensato meno di 5 ore e poi ho detto sì. E ragionando sulle aspettative espresse e sui miei desiderata, ho scelto, come argomento, di affrontare il nudge come filo rosso tra pensieri e comportamenti sostenibili a cui lavoro da sempre.

Non da sempre però conosco la parola nudge, che si può tradurre “pungolo” o “spinta gentile”. È un metodo che deriva dall’economia comportamentale e dalla psicologia, studiato da illustri autori, tra cui spiccano in particolare due americani, Sunstein e Thaler.
Iniziai a familiarizzarci pochi anni fa senza comprenderne immediatamente la portata…. Salvo poi riflettere sulle tante progettazioni e azioni, condotte nella mia vita lavorativa, per costruire nuove possibilità di scegliere prodotti meno impattanti e quindi anche comportamenti sostenibili più appaganti.
Era questa la mia risposta a un bisogno di visione nuova per una società capace di nuove identità green.
Tutto nasce da un’osservazione basica: le norme, si sa, sono importanti perché possono cambiare gli scenari in cui ci muoviamo creando nuove leve e quindi nuove necessità, ma non sono sempre sufficienti a generare nuovi comportamenti improntati all’attenzione e al rispetto dell’ambiente.
Il rispetto per pianeta e persone non si impone solo con leggi e sanzioni. Un cittadino consapevole può contare ben di più di un cittadino obbligato.
È da ciò che nasce l’opportunità di adoperare spinte dolci (o gentili) che di fatto sono un’opzione in più che ci viene offerta, mai obbligata, per spostare i comportamenti e quindi disegnarne di nuovi.
La spinta si può attuare con le parole, o con il redesign di un prodotto, o usando opzioni di default (che agiscono sulla nostra pigrizia/inerzia) o attraverso l’esempio, che, come ben si sa, vale più di 100 parole.

 

Passiamo a degli esempi.
Il nudge si attua quando esiste un problema preciso a cui tentare di dare una soluzione attraverso comportamenti specifici.
Nudge di parole: se in un contesto lavorativo si vuole risparmiare energia perché troppo spesso le luci a fine giornata restano accese, si può scrivere su dei cartelli da posizionare accanto agli interruttori “i tuoi colleghi del piano superiore o dell’edificio limitrofo hanno già risparmiato il 35% dell’energia ricordandosi di spegnere la luce”. L’informazione unita al confronto con gli altri (effetto “norma sociale”) è potente, in altri casi si ricorre alla semplice informazione sulle qualità ambientali (per esempio) per orientare la scelta verso determinati prodotti.
Nudge di prodotto: se si intende spingere il risparmio di acqua, chi fa la doccia può utilizzare un doccino che dopo 7 minuti cambia colore. Questo induce a riflettere, senza imposizioni di sorta, su quanta acqua stiamo consumando e quindi spinge ad affrettarci per consumarne meno.
Nudge di default: se si vuole usare meno carta in ufficio per stampanti o fotocopiatrici, impostare l’apparecchio in modalità fronte/retro comporta un inevitabile e immediato risparmio. Se invece non lo si vuole, basta un click per annullarlo. Ma l’impostazione di default agisce sulla nostra inerzia comportamentale e quindi spessissimo vince.
Nudge di esempio: l’uso della borraccia, sostitutiva dell’acquisto di acqua imbottigliata, comporta meno produzione di rifiuti. Da qualche anno si è diffusa enormemente grazie a sempre più persone che la utilizzano e a borracce sempre più trendy a disposizione. L’effetto gregge che si è via via verificato sulle borracce ha spinto sempre più persone ad utilizzarle con disinvoltura e gioia, rendendolo addirittura un comportamento distintivo.

Progettare comportamenti usando un nuovo alfabeto

Il nudge trova nelle politiche per la sostenibilità un terreno particolarmente fertile perché nasce con l’obiettivo di allineare i comportamenti del presente agli obiettivi a lungo termine.
E cosa c’è di più importante a lungo termine, che una maggiore consapevolezza e proattività sostenibile?
In tal senso, viene invocato come uno strumento da aggiungere agli altri, per ridisegnare i nostri contesti urbani. Proprio quelli che oggi chiedono di cambiare pelle all’insegna di maggiore attenzione alle persone e di conseguenza all’ambiente.
Nel nudge le persone sono al centro.
Perché indipendentemente dal tema/problema da risolvere, o a cui tentare di dare soluzioni, l’ascolto delle persone e delle loro esigenze è il dettato da cui partire per immaginare nuovi comportamenti e quindi spinte gentili che funzionino, nuove forme di coinvolgimento che arrivano ai nuovi comportamenti.
Questo significa progettare comportamenti usando un nuovo alfabeto.
Il nudge ci dice che anche i comportamenti si possono progettare, non solo gli oggetti e i servizi.
E i comportamenti sono, specie nei contesti antropizzati, la risposta effettiva che decreta il successo o no di una politica, di un’architettura, di un nuovo servizio.
Sappiamo bene che, per quanto le parole contino e ci dicano chi siamo e perché siamo, alla resa dei conti ciò che fa la differenza sono solo i comportamenti.

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