Incontro con Carlo Petrini
BENI COMUNI
L’utopia è come l’orizzonte, faccio due passi verso di lui e l’orizzonte si sposta di due, ne faccio dieci e si allontana di dieci e allora, a cosa serve l’utopia? A non smettere di camminare, a non smettere di sognare.

Adoro i visionari, quegli uomini che capiscono prima degli altri dove girare il timone per orientare la barca, quelli che sanno spiegare le vele al momento giusto per poter raggiungere sempre per primi l’obiettivo. Sanno guardare lontano e cogliere ogni indizio utile a moltiplicare gli orizzonti, cancellando ogni confine. Ne conosco alcuni ma tra tutti nutro stima e affetto profondissimo per Carlo Petrini. Lui prima di tutti ha raccontato il valore della lentezza in un momento dove parlare di slow era all’antitesi di una frenesia imperante, ha promosso il cibo locale e di prossimità quando tutto volgeva alla globalizzazione, ha proposto l’inclusione quando ciò che era esclusivo andava per la maggiore, ha parlato di eguaglianza quando i venti sovranisti e divisivi spiravano fortissimi, ha chiesto il rispetto per la terra madre quando il consumismo sfrenato la stava violentando.

Se poi Carlo incontra Papa Francesco scambiando visioni allora nascono virtù e insegnamenti che tutti dovrebbero seguire per una vita fatta di valori e non più di vizi. Ne nascono scritti che diventano un libro, di quelli da annoverare tra i necessari e gli imperdibili. Quelli da tramandare tra generazioni.

Papa Francesco, riprendendo quello che era stato scritto da un altro Francesco, Santo di Assisi, tanti secoli prima, ha realizzato l’Enciclica Laudato si’ [1]. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra”[2], sorella e madre che ci mantiene e ci sostiene, e da lì una grande riflessione sulle sorti del pianeta. Poi che cosa è successo? Vi siete messi a parlare per scrivere il libro Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale[3],  che disegna un paradigma.

<<L’Enciclica Laudato si’ è uscita nel 2015 e dava delle indicazioni ben precise per fermare questa situazione drammatica del cambiamento climatico. Purtroppo la governance internazionale non ha seguito gli accordi di Parigi e oggi ci troviamo a fare i conti con una situazione che sta diventando, giorno dopo giorno, sempre più problematica. La nascita di questo libro è il frutto di sei anni di conoscenza che, attraverso l’Enciclica ma non solo, anche attraverso la fondazione delle Comunità Laudato Si’ in tutta Italia, ha fatto sì che il mio rapporto con Papa Francesco facesse maturare anche questi colloqui.>>

[1] Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco, sulla cura della casa comune (Libreria Editrice Vaticana, 2015)
[2] San Francesco d’Assisi, Cantico delle creature, Fonti Francescane (FF) 263
[3] Carlo Petrini, Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale (Giunti - Slow Food Editore, 2020)

Certo, il Papa ha preso il nome di Francesco, Santo della terra e delle creature viventi, e non a caso ha parlato di questo immane problema che continua a presentarsi. I vostri dialoghi però disegnano una Terra Futura, anche perché voi, con Slow Food, la terra l’avete messa al centro da tanto tempo in Terra Madre.

<<Sì, è una riflessione importante in questo momento perché dai nostri comportamenti deriverà anche la salute dell’umanità. Ci troviamo davanti a un bivio: o adottiamo comportamenti più virtuosi o altrimenti lasciamo alle future generazioni una situazione drammatica e, quindi, realizziamo un’ingiustizia intergenerazionale. Praticamente consegniamo alle future generazioni una situazione ambientale che noi non abbiamo ereditato.>>

È vero, non è neppure colpa loro. La colpa è anche della politica sorda a tutto quello che è stato detto, ai vostri appelli con Terra Madre, al Papa e a tutte quelle prese di coscienza che guarda caso sono proprio delle nuove generazioni.

<<Questo, forse, è l’unico grande elemento positivo. Il fatto che le nuove generazioni chiedono a tutti noi di cambiare comportamento e alla politica di diventare più consapevole perché saranno proprio loro che soffriranno maggiormente di questo degrado ambientale.>>

Terrafutura, edito da Giunti e Slow Food Editore, contiene una frase: “non si cura l’ambiente se le relazioni fra gli umani sono viziate da squilibri economici e culturali”; questi squilibri ormai sono la contemporaneità?

<<Sì, questa è la grande intuizione della Laudato si’, collegare fortemente il disastro ambientale con la situazione sociale. Nessuno può pensare che fare male all’ambiente non abbia poi dei riflessi sulle nostre vite, soprattutto su quelle delle fasce più deboli della popolazione. Ecco, quindi, che l’elemento della giustizia e dell’equità diventa assolutamente importante e lo dobbiamo affrontare con determinazione.>>

Ma cambiare i pregiudizi (che sono tantissimi soprattutto da parte di quelle persone che governano i Paesi), cambiare il malcostume, le usanze perverse, che sono generate anche dai privilegi, non può risultare utopico al giorno d’oggi, visto quello che comunque continua a succedere?

<<Effettivamente c’è una riflessione da fare anche in questo campo, tuttavia, oggi si avverte nella società civile a tutti i livelli una crescita di sensibilità su tali tematiche. Noi dobbiamo approfittare di questa crescita e lavorare per portare avanti il fronte di tutti coloro che hanno a cuore i beni comuni e senza dubbio affrontare di petto la caratteristica di questa economia che è un’economia malsana.>>

Sì, credo anche finita, perché l’economia del consumismo, panacea di tutti i mali, quella che comunque alla fine si mette a posto perché è il mercato che conta, si è capito benissimo essere in una crisi clamorosa che crea un degrado morale. Tra l’altro, le soluzioni che ci vengono proposte sono sempre le medesime, quelle di un mondo ormai superato. Diciamo che con questo libro tu e Papa Francesco gettate le basi per riflettere su come è necessario cambiare i paradigmi di questa economia e, nello stesso tempo, creare le condizioni di un nuovo umanesimo.

<<Senza arrivare a cotanta supponenza la questione di fondo è questa: viviamo in contemporanea tre crisi, una economica, una climatica e una pandemica. Non si esce da questa situazione se non si cambiano proprio i paradigmi e le radici di questa economia che sono all’origine anche di questi mali. È un processo quindi che noi dobbiamo implementare, sollecitandolo e facendo in modo che tutti ne prendano pienamente coscienza. Dobbiamo cominciare a pensare che l’unico metro di giudizio non può essere sempre il profitto, il profitto, il profitto. Bisogna che ci siano anche i beni comuni, i beni relazionali, e su tale terreno creare alleanze forti perché ora è il momento in cui queste alleanze sono fattibili.>>

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