GLI ACQUERELLI DELLA 
NATURA
Molto presto ho capito cosa amavo: dipingere con dell’acqua sporca di colore.

Da bambino mi perdevo nell’osservare le immagini di bellissimi libri illustrati tipici degli anni Ottanta. I primi acquerelli che ricordo di aver visto sono stati quelli di Pinin Carpi, Paul Klee e di Hugo Pratt.
Conservo ancora un’edizione de Il sentiero segreto di Carpi: mi sono immerso nei suoi villaggi, nei suoi boschi abitati dalla mia fantasia. La natura raccontata era senza limiti e in questo l’acquerello di Carpi aiutava.

Crescendo, la natura immaginata veniva alimentata da quella vissuta durante le estati in montagna. I miei genitori stavano mettendo le basi per una passione che oggi è la mia fonte d’ispirazione.
Quasi fosse un rito di buon auspicio, la mia giornata inizia con una passeggiata al parco di Monza in compagnia di Macchia, il mio cane pastore.
Mi piace fare lo stesso percorso, senza pensare alla strada, perdendomi tra i dettagli del bosco, così ti soffermi a osservare le geometrie che la natura crea tra vecchi rami abbandonati, fili d’erba coperti dalla brina e bacche di rosa canina.
È un tempo che prendo per me e mi aiuta a canalizzare la giusta concentrazione prima di sedermi al tavolo da lavoro nel mio atelier.

L’intuito e il talento sono importanti ma non bastano, occorre molto esercizio, e dopo venticinque anni che creo acquerelli mi accorgo che il segreto è riuscire a far dialogare quell’acqua sporca di colore con il cuore, la mente e infine la mano.
L’acqua è fondamentale: oltre a diluire i colori, serve a rendere fluttuanti le immagini, a dare il senso del vento, del movimento, a unire un corpo alla sua ombra.
Ma il foglio di carta bianca come lo riempio, dove trovo l’ispirazione? Libri e viaggi, fantasia e realtà.
Le passioni letterarie e quelle artistiche sono riferimenti decisivi: nel corso degli anni ho letto e amato i libri di Mario Rigoni Stern, Primo Levi, Tiziano Terzani, Paolo Cognetti, Jack London, più di recente John Muir, Erling Kagge, Ralph Emerson.

I viaggi sono stati delle buone occasioni per creare nuove amicizie oppure per saldare vecchi rapporti.
Mi torna in mente il ricordo di uno dei viaggi più belli che ho vissuto due anni fa: Paolo Cognetti mi chiese di accompagnarlo in una nuova avventura che ci avrebbe portato a macinare chilometri tra i boschi sempre umidi di pioggia della British Columbia, i laghi turchesi dello Yukon e la steppa arida dell’Alaska. In quell’occasione, nella sua log cabin a Day Lake, presentai a Paolo il mio caro amico Gianni, Old John, come tutti lo chiamano in quelle terre desolate. È lui l’uomo che otto anni fa mi fece incontrare sul lago gelato un branco di lupi. Quell’incontro silenzioso ed eterno mi cambiò profondamente. Nacquero nuovi acquerelli, nuovi libri, passioni antiche e progetti futuri.

A volte mi sorprendo a pensare quanto i viaggi abbiano alimentato di linfa nuova i miei progetti artistici. I boschi e i lupi di Day Lake sono stati d’ispirazione per illustrare Il richiamo della foresta di Jack London nelle edizioni Nuages, l’alba più bella vista fino a ora a Binsar (Himalaya indiano) per creare le copertine dell’opera di Tiziano Terzani.

Dopo aver creato acquerelli che potessero impreziosire le parole di scrittrici e scrittori, ho sentito fortemente il desiderio di raccontare una parte del mio cammino. Un percorso che parte dalla mia baita in Alta Valmalenco a 1800 metri, dove trascorro i mesi estivi, e arriva a rendere grazie a quella Natura che nei miei quadri appare quasi fosse una madre silenziosa che mi accompagna nella mia crescita di uomo, di artista.

Vivo la natura e quell’incursione in Essa che è fatta di grandi spazi, lunghi cammini, poche persone e contemplazione. Osservare e ascoltare la natura incontaminata è fonte d’ispirazione; sei lì, tra boschi e montagne, nuvole e stelle, tutto è intorno a te e ti senti protetto, confortato, qualcosa ti parla, e guida. Ritornare alla natura per ritornare a se stessi.

Lassù immerso nei boschi di abeti, cirmoli e larici o al caldo della stufa, non vivo sicuramente nessuna pretesa di eremitaggio, piuttosto una volontà di dialogare con Essa.
Per questo occorre aprirsi alla Natura, abbandonarsi, dissolversi e infine riprendere forma con lei; forse così, si vivrà realmente una sorta di libertà.

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Nome: Valeria Margherita Mosca.
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