FLAVIA LA ROCCA:

il guardaroba senza fine

Flavia La Rocca nel 2019 si è aggiudicata il premio Franca Sozzani GCFA for Best Emerging Designer ai Green Carpet Fashion Awards con un abito componibile in moduli che si presta ad assumere diverse forme e versioni: un guardaroba senza fine, modulare, responsabile, innovativo, vero.

Il senso della moda per Flavia è un equilibrio virtuoso: bello, ma etico.

Il concetto di modularità introdotto con le sue creazioni (tutte in tessuti naturali e rigenerati) aggiunge un ulteriore tassello all'idea di una moda responsabile, circolare, a basso impatto ambientale; una moda sostenibile.

Cosa intendi per modularità nel mondo dell’abbigliamento?

FLR - La collezione non prevede capi standard, ma moduli intercambiabili, da smontare e rimontare con zip nascoste: un guardaroba senza fine e sempre rinnovabile.
I moduli trascendono le stagioni e possono essere reinventati da chi li indossa; inoltre, quelli della stessa taglia funzionano sempre assieme, a qualunque collezione appartengano.
Stagione dopo stagione, aggiungo qualche variabile che aumenta la personalizzazione e la multifunzionalità.

 

Ecosostenibilità: una parola quasi abusata oggi. Per te che significa?

FLR - È uno stile di vita, una responsabilità. Il mio progetto è responsabile nel concetto e nella realizzazione: seguo direttamente ogni passaggio della filiera, dai fornitori a chi confeziona i capi, dal packaging alle spedizioni. Perché essere sostenibili significa indurre al cambiamento, a un'attitudine sostanziosamente meno “usa e getta”.

 

Materiali e tecniche sostenibili come il Tencel, la tintura Recycrom di Officina+39, N-Denim di Candiani Denim… Come sei riuscita a mettere insieme tutti questi parametri?

FLR - Faccio continua ricerca. Negli ultimi due anni, inoltre, mi ha aiutato molto lavorare con Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, a Biella, dove con altri nove designer abbiamo fondato il collettivo Fashion B.E.S.T.: protagonisti della filiera a diversi livelli, dai produttori di fibre a quelli di tessuti, alle manifatture, tutti accomunati dal minimo comune denominatore della responsabilità. Con loro ho conosciuto tutte le aziende che producono i materiali che hai citato. Il Tencel, nello specifico il Tencel™ Luxe, è la versione eco-botanica della seta, morbidissima sulla pelle, biodegradabile, un filo continuo di cellulosa ottenuto da legname sostenibile. Recycrom invece è una gamma di coloranti rivoluzionaria, che si ottiene da polvere di colorante riciclato ricavata da indumenti usati e scarti tessili. Il denim di Candiani è poi un cotone organico certificato 100% GOTS (Global Organic Textile Standard), tinto usando la tecnologia N-Denim a risparmio di acqua e prodotti chimici.

Per le tue collezioni ti avvali della Cooperativa Emmaus: ragioni economiche?

FLR - No, è una scelta puramente etica, aspetto che ho sempre voluto aggiungere al mio progetto. Per loro il lavoro è un modo di reinserire persone in difficoltà; e inoltre seguono criteri di sostenibilità, sia per gli ambienti che per le lavorazioni. Ecco un bell'esempio di equilibrio tra qualità e solidarietà. Quanto a me, mi assicuro di dare il giusto compenso. Non sono alla ricerca del risparmio, ma della corretta valorizzazione del lavoro di ognuno.

 

Raccontami la tua collezione A/I 20-21, tra etica ed estetica.

FLR - Diciamo che rispecchia la mia evoluzione professionale e personale. Ho puntato su abiti senza tempo, tessuti ricercati. Per cappotti e capispalla ho usato il cardato rigenerato di Manteco, il principale produttore mondiale di lana premium. Manteco ha dato vita a MWool, l’ultima tipologia di lana riconvertita che fornisce il Global Recycled Standard di Textile Exchange, la certificazione che garantisce prodotti trasformati, processi di responsabilità sociale, ambientale e chimica dell’azienda.
Ho disegnato moduli fluidi, in colori pastello, per abiti senza genere, chemisier e sleep dress; i cappotti modulari per lei e per lui nei colori della terra sono combinati con moduli di pantaloni o gonne a creare completi tono su tono. Il denim l'ho declinato in tonalità insolite su tailleur e abiti corsetto; ho inserito coulisse regolabili sui lati delle gonne e sui piani. I pannelli rimovibili giocano poi con i volumi insieme agli accessori, modulari e trasformabili, ricavati dal sughero avanzato di vecchie produzioni.

 

Green Carpet Fashion Awards 2019. Mi racconti l'abito che ti ha fatto vincere il prestigioso premio?

FLR - La giuria della CNMI Green Carpet Talent Competition ha premiato un abito camaleontico, potrei dire l’apice della mia modularità. Composto da tre moduli, quattro balze e un fiocco rimovibili e double face, si può indossare in più di 40 modi diversi. Ho messo la massima cura anche nei dettagli, ad esempio il corsetto è stato foderato con uno strato di sughero (avanzo di magazzino di passate stagioni) per ottenerne la forma senza utilizzare rinforzi di plastica o adesivi. Anche la tintura di Phillacolor è 100% naturale.

 

Little Black Dress e Kickstarter: quando partirà e come questa liaison?

FLR - L’idea è quella di mettere in preordine sulla piattaforma Kickstarter a un prezzo di lancio il mio must-have, l'abitino nero: in una piccola borsa, il Little Modular Black Dress è composto di 3 moduli più 2 bretelle che creano 11 capi diversi (4 top, 2 gonne, 5 abiti) da indossare in 10 combinazioni. L’ho scelto perché è quello di cui tutte le donne hanno bisogno nell’armadio, che in questo caso però diventa gonna mini e midi, maglia a giro, crop top, midi e mini abito a girocollo con o senza bretelle. Ho usato un tessuto “no season” realizzato in esclusiva a quattro mani con il Lanificio Fratelli Cerruti 1881, un misto Tencel Luxe e lana vergine con una trama che ricorda quella di un albero: riconnettendosi alla natura.

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