Adottare una gallina nel pollaio sociale è un'iniziativa che combina etica, sostenibilità ambientale e integrazione sociale.
Ho conosciuto Giovanna Frosini, esperta di storia della lingua italiana e Accademica della Crusca, in quanto “colleghe” nel comitato scientifico di lavoro al dossier di candidatura per il riconoscimento UNESCO della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale.
Con lei ho scoperto l’universo del linguaggio gastronomico, capace di saziare non solo il palato, ma anche la mente.
La professoressa Frosini è una persona brillante, capace di coinvolgere e stupire con le sue ricerche dal sapore accademico, ma al tempo stesso intriganti e affascinanti. Afferma che “la cucina italiana si manifesta non solo nei sapori, ma anche nelle parole che ne descrivono l'essenza. È un mosaico di varianti dialettali e creatività, dove ogni ricetta, ingrediente e tecnica riflette l'identità di una specifica comunità. Questa diversità, tuttavia, trova un punto d'incontro nell'amore condiviso per la tradizione e l'innovazione culinaria. Questa è la nostra forza: l’unità nella diversità.”
In un tessuto linguistico che intreccia cibo e parole, Giovanna Frosini riscopre e valorizza le radici della nostra lingua, dimostrando come il linguaggio gastronomico sia capace di collegare passato e presente, cultura popolare e alta letteratura. La sua ricerca, che si estende dall'analisi delle opere di Dante e Boccaccio fino al lavoro di Pellegrino Artusi, ci mostra come la cucina e il linguaggio condividano la stessa essenza sociale, nutritiva ed evolutiva.
Giovanna Frosini afferma “Quando diciamo "Parla come mangi", ricordiamo come il cibo sia essenziale, tanto quanto una comunicazione chiara e diretta. "Essere in un bel pasticcio" ci confronta con situazioni che si intrecciano come gli ingredienti di un ricco pasticcio, ricordandoci che la vita, come la cucina, può diventare complicata e sfidante. E quando finiamo “a tarallucci e vino", troviamo conforto nel cibo e nella convivialità, proprio come quando si cerca di ristabilire l'armonia condividendo cibo e bevande, celebrando l'arte del compromesso e della riconciliazione.”
La professoressa Frosini evidenzia come le espressioni culinarie possano arricchire la nostra lingua, offrendoci un menù di metafore e simboli che nutrono il nostro dialogo quotidiano e rafforzano il legame indissolubile tra cultura, lingua e cibo.
L’accademica linguista ha intrapreso un'ambiziosa missione volta a esplorare e documentare l'evoluzione del linguaggio enogastronomico del nostro Paese. Attraverso il Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) intitolato Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana (AtLiTeG), ha voluto tracciare un percorso storico dei testi di cucina più significativi, dal Medioevo fino all'Unità d'Italia.
Approdo di questo progetto è la creazione di un Vocabolario Storico della Lingua Italiana della Gastronomia (VoSLIG) e di un Atlante di rappresentazioni linguistiche basate su un consistente numero di opere di cucina, che offrono una panoramica dettagliata delle variazioni dialettali legate al cibo.
Le specialità locali, con le loro ricette secolari e i prodotti unici, costituiscono un patrimonio che va oltre il gusto, e si ramifica in un linguaggio universale di scambio e riconoscimento.
Il lavoro di Frosini illumina infatti su come il cibo possa essere un potente veicolo di comunicazione, capace di raccontare la storia di un popolo e di tessere legami tra diverse culture, mantenendo vive le radici e alimentando il dialogo tra passato e futuro.
La diversità e la ricchezza delle espressioni locali legate al cibo si ritrovano anche nel concetto dei geosinonimi, cioè termini diversi che indicano lo stesso prodotto (o prodotti simili), come le molteplici denominazioni del pane o la fantasia che ispira i nomi dei dolci di carnevale: bugie, galani, crostoli, cenci, donzelle, occhi, nuvole, castagnole, chiacchiere, frappe, sfrappole, lattughe.
Per lo stesso motivo, ma in direzione opposta, molti termini dialettali sono entrati a far parte del lessico comune italiano, arricchendolo con parole come risotto, fontina, grissino, gorgonzola, panettone, tortellino, supplì e cassata, testimoniando così l'integrazione culturale e linguistica che caratterizza la nostra nazione.
È con l’Unità d'Italia che si è assistito al fenomeno di progressiva standardizzazione dei termini culinari e alla creazione di un'identità gastronomica nazionale.
L'eterogeneità delle tradizioni culinarie italiane non si riflette soltanto nella varietà dei nomi dei piatti, ma permea profondamente anche il tessuto delle espressioni idiomatiche che arricchiscono la lingua italiana. Espressioni che rappresentano preziose testimonianze della saggezza popolare.
Il mondo della panificazione, ad esempio, offre un fertile terreno di metafore: "Rendere pan per focaccia", espressione con radici nel Decamerone di Boccaccio, evoca l'idea di reciprocità, talvolta con una sfumatura di rivalsa. Altre locuzioni come "pane al pane", "non essere pane per i propri denti", "guadagnarsi il pane" e "buono come il pane" riflettono la centralità del pane nella vita quotidiana e nella cultura, sottolineando concetti di chiarezza, idoneità, merito e bontà intrinseci.
Giovanna Frosini segnala anche come sia “Interessante anche il riferimento alla Divina Commedia, dove Dante utilizza il pane per esprimere la difficoltà e l'amarezza dell'esilio: "Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui"(Paradiso, Canto XVII).
Una potente immagine che non solo sottolinea la diversità tra il pane salato del Nord Italia e quello senza sale della Toscana, ma trasmette anche un senso di profonda nostalgia e la difficoltà di adattarsi a costumi e tradizioni altrui.
Il nostro ricchissimo repertorio di espressioni legate al cibo dimostra dunque come la gastronomia non sia soltanto una questione di sapori e ingredienti, ma un vero e proprio codice culturale che si intreccia con la lingua, la storia e l'identità di un popolo.
“Siamo arrivati alla frutta”, il nostro percorso tra le parole e i sapori della tradizione culinaria italiana giunge qui al termine.
Questo viaggio non solo ha esplorato la ricchezza del lessico gastronomico, ma ha anche rivelato quanto profondamente il cibo sia intrecciato con le nostre esperienze di vita quotidiane.
E, per mettere “la ciliegina sulla torta”, speriamo che queste riflessioni vi abbiano arricchito e stimolato la curiosità, spronandovi a trovare nella vostra memoria le infinite sfumature che legano la nostra identità ai piatti che portiamo in tavola.
Adottare una gallina nel pollaio sociale è un'iniziativa che combina etica, sostenibilità ambientale e integrazione sociale.
Caviro mette in atto azioni di sostenibilità, intrecciando cultura, comunità e innovazione in un percorso di progresso e benessere collettivo.