Le città del futuro di Stefano Mancuso

Il noto Professor Stefano Mancuso ha consegnato al mondo il suo ultimo libro: “Fitopolis, la città vivente”.

In un periodo storico caratterizzato da una precipitosa instabilità climatica, gli studi del prestigioso professore sulle piante si ramificano e offrono un importante contributo alla visione di una nuova versione delle nostre città.
Tutto parte da un percorso di consapevolezza sulla nostra intrinseca dipendenza dalle piante e sull’importanza di realizzare, il prima possibile, una progressiva inclusione armoniosa della loro presenza nella nostra vita.
L’imprevedibilità degli attuali nuovi fenomeni climatici ci rende vulnerabili e vittime di un ecosistema cittadino diventato obsoleto e insostenibile.
Se la vita è cambiamento, pronti via, siamo davanti a una grande opportunità: risanare il nostro habitat cittadino e tornare a vivere immersi nella natura guardando al futuro, conservando quindi tutti i benefici delle connessioni umane generate dalla vita delle persone riunite in prossimità, ma ristrutturando alcune azioni e scelte quotidiane dei cittadini stessi, in quanto, nel medio e lungo periodo, possono modificare impercettibilmente, ma inesorabilmente, la struttura dei nostri territori urbani.

Le città, come gli esseri viventi, sono soggette all’evoluzione e sono esse stesse una forte spinta all’evoluzione delle specie che le abitano.
Ad oggi 9 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento. L’inquinamento atmosferico in particolare rimane il responsabile del maggior numero di decessi, circa 6,7 milioni di persone.
Chi di noi considera questi rischi del vivere in città a fronte di altri vantaggi?
All’inquinamento urbano si aggiungono inoltre le persistenti ondate di calore e altre manifestazioni pericolose per la vita umana.

Il Professor Mancuso ramifica i suoi studi per consegnare la saggezza delle piante alla nostra specie: esse offrono un modello a cui ispirarci, resistenti e longeve, pur restando ferme, ci mostrano la via della resistenza lungo i millenni.

Sa reina”, la regina, un olivo sardo millenario è vivo per sussurrare il suo insegnamento: sii pianta e procedi in maniera modulare, non centralizzare o specializzare organi in modalità gerarchica, ma rendi diffusa la sapienza e l’organizzazione, diffondi e distribuisci invece di specializzare.
Diffusione contro concentrazione.

Dovunque, se si riduce la biodiversità, nel terreno, in economia, e anche nelle diverse aree della città, il rischio di instabilità aumenta.
Diviene quindi vitale conservare la polifunzionalità delle aree urbane e della gestione delle stesse. Città vegetali, costruite secondo un’organizzazione decentralizzata e diffusa dei suoi servizi.

Il riscaldamento globale, avvertito da tutti noi negli ultimi decenni, ha trasformato il clima e l’ambiente in cui viviamo modificando le nostre abitudini alimentari, stili di vita e coltivazioni. Piantare alberi, e coprire la maggior parte della superficie delle città con piante, resta la misura più efficace per rinnovare i nostri habitat urbani rendendoli nuovamente vivi e maggiormente salutari.

Abbiamo gli elementi per la realizzazione delle nostre città del futuro grazie ad un’urbanistica evolutiva che guarda alla città come ad un organismo vivente.
Si parte dalla crisi climatica in atto, e dalla crisi sanitaria connessa, alle malattie da inquinamento e alle morti da ondate di calore per permettere ad un nuovo ecosistema di nascere e prosperare, regalando un nuovo metabolismo circolare alle nostre città.

Siamo grati alle piante per il loro modello evolutivo di organizzazione della vita sul pianeta al quale far riferimento per vincere le attuali sfide sociali ed economiche dell’umanità.
Dalla celerità con la quale avvieremo questa importante rivoluzione sistemica dipenderà la qualità della nostra esistenza e, probabilmente, la nostra sopravvivenza.
Non solo fratello sole e sorella luna, ma bisnonna Reina ha le chiavi della nostra futura qualità di vita e sopravvivenza.

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