La metamorfosi del legno di VAIA

In autunno l’acqua calda del mare evapora più facilmente e, a contatto con l’aria fresca, si condensa in nuvole ricche di pioggia. Un meccanismo che si autoalimenta generando grande instabilità atmosferica.

 

A fine ottobre del 2018 una forte depressione atmosferica di origine oceanica si è raccolta nel Nord Italia e ha favorito la nascita di un violento ciclone extratropicale. L’Italia ha registrato abbondanti precipitazioni, ma poi è arrivato anche lo scirocco, un vento caldo proveniente dalle coste africane. Quando l’aria secca dello scirocco si è mischiata con l’aria umida del ciclone, è stata la catastrofe.

Tra il 26 e il 30 ottobre 2018 arriva la tempesta Vaiauna forte ondata di maltempo colpisce Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, causando piogge intense, frane e raffiche di vento fino a 180 km/h.
Centinaia di Vigili del Fuoco lavorarono per oltre 5.000 interventi, tra cui 40.000 utenze disabilitate e decine di salvataggi con squadre a terra o con elicotteri. In tre giorni, 700 mm di pioggia: 2,8 miliardi di euro di danni stimati.

L’azione combinata di pioggia e potenti raffiche di vento ha colpito pesantemente 494 Comuni, danneggiando complessivamente 42.500 ettari di bosco e abbattendo 8,6 milioni di metri cubi di alberi, l’equivalente di circa 7 volte la quantità di legname a uso industriale che le segherie italiane lavorano in un anno. 

Il più grande fenomeno di danneggiamento del patrimonio forestale mai registrato in Italia, oltretutto localizzato proprio in quella parte d’Italia dove vi sono i boschi con maggiori stock di legname e con la più alta produttività di foreste (circa i 2/3 del legno da opera italiano provengono da queste), senza dimenticare il loro fondamentale valore ambientale e turistico.

Gran parte degli alberi caduti sono stati rimossi e quasi tutto il legname è stato venduto, soprattutto all'estero. Tuttavia una piccola percentuale, tra il 10-20% di alberi caduti, non è stata rimossa, continuando a rappresentare un pericolo per le vicine piante sopravvissute alla tempesta. Dopo l'evento di Vaia, l'elevata presenza di piante danneggiate disperse nei boschi ha portato a un aumento delle popolazioni endemiche dei bostrici: un piccolo insetto che vive sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa, portando inevitabilmente a morte le piante in breve tempo.

É proprio qui che si inserisce l’iniziativa che vogliamo raccontare, VAIA Cube: un amplificatore naturale di suoni per smartphone, realizzato a mano da artigiani locali con il legno recuperato dopo la tempesta. Un legno prezioso in passato, utilizzato da liutai per la sua qualità di risonanza e oggi materia rigenerata a nuova vita e dignità. È l’iniziativa di un team che si ripropone di piantare 100mila alberi nelle Dolomiti, uno ogni Vaia Cube venduto.

Federico, CEO e Co-founder VAIA srl, ricorda quando l'allerta è scattata lunedì 29 ottobre 2018, comunicata da un bollettino della Protezione Civile:

“Nei giorni precedenti, alcune amministrazioni comunali avevano sconsigliato di bere acqua dal rubinetto a causa dell'ingrossamento dei torrenti che aveva messo a dura prova i sistemi di filtraggio e depurazione. Anche se il razionamento dell'acqua è pratica comune in molte aree del Sud e Centro Italia, è evenienza rara nella provincia di Trento, che normalmente non ha problemi di approvvigionamento idrico e ricava il 90% del suo consumo di energia elettrica da centrali idroelettriche.”

Marianna, Event Manager VAIA, si trovava al cineforum presso il Teatro di Pergine quando la portata dell'emergenza è diventata chiara a tutti:

Sembrava che l'intera città fosse al buio a causa di un blackout. I Vigili del Fuoco lavoravano duramente per rimuovere dalla strada un tronco abbattuto. Ho pensato fosse meglio tornare velocemente a casa, sperando di non rimanere bloccata lungo il tragitto. Barricati dentro le mura domestiche, il silenzio era rotto solo dal fischio del vento e dai lamenti del legno che si tendeva fino a spezzarsi. Potevamo solo aspettare di vedere ciò che avremmo trovato al mattino!”

“Il rumore dei tronchi che si spezzavano, quello degli alberi che cadevano ovunque, vicinissimi, l’impressione che la montagna stesse per franare”: queste le sensazioni più ricorrenti, ancora vivide nel ricordo di chi le ha vissute.

L’alba disvela gli effetti del disastro in maniera nitida e inequivocabile. Il vento ha continuato a soffiare durante l’intera giornata, ma i segni erano già tutti visibili. Solo le immagini possono rendere giustizia alla devastazione, e spesso l’unico antidoto all’incredulità è recarsi sul posto.
Abbiamo incontrato Giuseppe Addamo, Co-founder VAIA.

Come nasce l’idea di VAIA Cube?

“A noi piace definire VAIA Cube un oggetto 'simbolico', nato come una metafora per amplificare la nostra volontà di affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. Oggi, infatti, il significato di 'Vaia' è cambiato: da evento climatico eccezionale è passato a essere un prodotto artigianale Made in Italy, un progetto di economia circolare e una visione di futuro. La nostra vision è realizzare oggetti utili per l’uomo ma anche per la natura, recuperando preziose materie prime, coinvolgendo attori della filiera locale e creando un impatto positivo nel territorio in cui operiamo.

Ci siamo conosciuti durante il periodo universitario - per caso o per destino, diciamo sempre - e, quando la tempesta si è abbattuta sulle Dolomiti, abbiamo deciso di cominciare questo splendido progetto che poi è diventato VAIA. Federico Stefani, nato a Pergine Valsugana, una delle valli più colpite dalla tempesta, ha coinvolto pian piano tutti noi, formando il team che adesso tutti conoscono.” 

Com’è strutturata la vostra mission e quali gli step?

“Crediamo che l’idea realmente innovativa alla base del nostro progetto sia il voler essere un esempio di vera economia circolare, in cui 'produrre' non significa sfruttare o sottrarre risorse, bensì restituire al territorio e all’ecosistema e rigenerarlo. Per questo motivo, per ogni VAIA Cube venduto piantiamo un nuovo albero sulle Dolomiti, chiudendo così un cerchio che mette sempre al centro la Natura. Oggi siamo arrivati a piantare quasi 70.000 alberi in eventi di piantumazione aperti al pubblico, in cui la nostra community ha provato realmente l’esperienza di mettere a dimora un alberello per prendersene cura oggi e lasciarlo in eredità alle future generazioni.”

Quale la prossima evoluzione del progetto?

“Abbiamo diverse novità in arrivo. Stiamo lavorando ai futuri oggetti firmati VAIA, mentre stiamo pianificando il nostro intervento con altre materie prime e in altri luoghi, perché crediamo che il nostro modello imprenditoriale sia applicabile in molti altri contesti. In più porteremo avanti importanti partnership con marchi internazionali. Ma per scoprire cosa accadrà quest’anno in VAIA bisogna seguirci, per conoscere cosa è successo, cosa stiamo facendo per riparare e cosa faremo per ricostruire: magari potrete ripiantare anche voi il vostro albero.”

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