A ognuno
il suo menù

Da piccolo ero affascinato dai movimenti ai fornelli di mia madre e mia nonna, dalle loro ricette originali basate sul recupero e sul non buttare via niente, e ancora oggi mi piace osservare mamma che si dedica ai suoi classici – come il ragù, la parmigiana di melanzane – e assaporare i profumi della cucina di casa.

Anche per questo la nostra offerta è in continua evoluzione. L’anno scorso abbiamo abbandonato i due blind menù storici, Mr. Pink e Mr. White, per focalizzarci su uno unico che riesca a esprimere al meglio tutta la nostra identità e filosofia gastronomica.

Così è nato Mr. Brown, in omaggio a Le Iene di Quentin Tarantino. È un percorso tailor made per l’ospite, che viene guidato ma non costretto a seguirlo interamente. Il primo impatto è destabilizzante: non c’è un menù, vi consigliamo di affidarvi a un percorso di degustazione unico nel suo genere. Al buio. Il pasto è customizzato, perché studiato su misura per ogni commensale, adeguandosi a desideri e appetiti; modulare, mutevole, variabile, è organizzato in tre momenti salienti: gli snack di ingresso da mangiare con le mani, le portate principali e il finale dei dessert. Un percorso apparentemente privo di logica strutturale, ogni proposta è un momento a sé: lo faccio per tenere viva l’attenzione di chi mangia. L’idea è di creare una speciale empatia con ogni singolo ospite che ci guida nella costruzione del pasto e ci suggerisce anche quando interrompere.

Le portate sono dunque variabili, perfette e ad hoc per ogni commensale, modulate per raccontare al meglio la complessità di Krèsios con il linguaggio giusto. Un rapporto diretto tra cucina e ospite.
Mr. Brown, inoltre, è frutto di una scelta imprenditoriale e umana ben precisa, di una gestione accurata e antispreco del prodotto, di una visione che da sempre ci contraddistingue e che mai come oggi è in perfetta armonia con il vivere contemporaneo, e che ci permette di poter affermare che è l’Etica quella che ci guida e quella verso cui tendiamo. Sempre. In ogni aspetto del nostro lavoro.
Mi piace pensare al Krèsios come a un formicaio operoso, dove ognuno ha un suo ruolo e si muove, corre avanti e indietro, s’impegna a portare a termine il proprio lavoro in maniera professionale, mantenendo ritmi costanti, ma con la leggerezza di una danza che reciprocamente soccorre e sostiene. Non ci sono differenze, tutti si impegnano per raggiungere lo stesso obiettivo: far stare bene il cliente.

Il mio formicaio lavora costantemente, non si ferma. Non si è fermato nemmeno durante la pandemia, nel periodo di chiusura forzata del ristorante Krèsios: non potevo certo lasciare a casa il mio team di sala e cucina. Così abbiamo avuto modo di pensare e perfezionare un sistema di delivery studiato in ogni singolo dettaglio, dal packaging sostenibile e pratico al trasporto a garanzia e salvaguardia della catena del freddo, fino allo studio dei singoli piatti e alla loro possibile ricostruzione a casa senza problemi.

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