Il Parco

delle Foreste 

Sacre

Istituito nel 1993, sulle fondamenta del Parco Regionale del Crinale Romagnolo, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è solo l’ultimo traguardo di una lunga storia, che potremmo dire millenaria, di rapporto tra uomo e foresta.

Siamo infatti attorno al 1012 quando San Romualdo fondò l’Eremo di Camaldoli nel cuore delle foreste. Nel corso del tempo lo stile di vita dei monaci ha portato alla scrittura del famoso Codice Forestale Camaldolese, una serie complessa di norme e disposizioni per la cura e la gestione del bosco.

È invece il 1224 quando San Francesco ricevette le stimmate a La Verna, dove già l’anno precedente era sorto il primo nucleo francescano sulla rupe di Monte Penna.

Passando all’estremo geografico opposto del Parco, troviamo invece a San Benedetto in Alpe un’importante Abbazia, fondata attorno alla prima metà del XI secolo d.C. L’Abbazia vide anche la visita di San Romualdo e in seguito quella ancor più nota di Dante, durante il suo esilio tra il 1302 e il 1303.

È sempre stato quindi un approccio spirituale, prima di tutto, a tracciare i passi di una lunga storia fatta di utilizzo, rispetto, tutela e governo del bosco in questo territorio a cavallo tra la Romagna e la Toscana.

Dopo un breve periodo di proprietà privata, avviene nel 1914 e in più riprese l’acquisto delle Foreste da parte dello Stato italiano e l’istituzione della Riserva Integrale di Sasso Fratino nel 1959 grazie a Fabio Clauser, l’allora amministratore delle Foreste Casentinesi.
È grazie alla lungimiranza di Clauser che per la prima volta l’uomo decide di fare un passo indietro di fronte a un ambiente unico: una foresta vetusta che diventerà la prima Riserva Integrale istituita in Italia, riceverà nel 1985 il Diploma Europeo per le Aree Protette ed entrerà nel 2017 nella World Heritage List dell’UNESCO assieme alle altre faggete vetuste europee all’interno del sito Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and other Regions of Europe
Il Parco in tutto ciò è quindi solo l’ultimo tassello di un lungo percorso.

Oggi i suoi confini racchiudono un’area di circa 36.000 ettari, equamente divisa fra l’Emilia-Romagna e la Toscana, e comprende territori delle province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze lungo l’Appennino tosco-romagnolo, che scende ripidamente lungo le vallate parallele del versante romagnolo e in maniera più graduale nel versante toscano - che si presenta con pendii più dolci, fino all’ampio fondovalle formato dall’Arno.

In periodi di cambiamento climatico e riscaldamento globale, l’Area protetta rappresenta un enorme polmone verde che offre gratuitamente servizi ecosistemici inestimabili, ovvero i benefici forniti all’uomo dai sistemi naturali.
Oltre all’assorbimento di CO2, che è ancora più elevato nel caso di foreste mature, queste aree contribuiscono al nostro benessere con la fornitura di acqua potabile e alla regolazione del clima e dei regimi idrogeologici.

Le Foreste Casentinesi sono anche importanti per la tutela di svariate specie di impollinatori, oltre che di una ricca e importante biodiversità. Infine offrono benefici psicofisici ai visitatori, oltre che fornire una palestra per attività di educazione ambientale e una fonte potenziale di lavoro per guide, albergatori, operatori turistici, ricercatori e tecnici delle aree protette.

Il Parco infatti, a differenza di altri soggetti, pone tra le proprie finalità non solo quella della tutela (che è prioritaria) ma anche quelle dell’incentivazione di studi e ricerche scientifiche, la promozione delle attività economiche sostenibili, di attività culturali, educative e di fruizione ambientale. Questi aspetti sono stati affrontati fin dalla sua istituzione positivamente e hanno portato recentemente all’iscrizione del Parco alla Green List dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), una certificazione di eccellenza per le aree protette.

Oggi vengono mantenuti circa 600 km di sentieri a formare una rete che consente di scoprire, a piedi e in bici, un territorio con l’ausilio dei prodotti editoriali realizzati dall’Ente, come la carta escursionistica, le guide e le pubblicazioni, l’app cartografica e valide proposte come quelle “Da Rifugio a Rifugio”.
Il Parco offre agli istituti comprensivi dei propri Comuni, ormai da decenni, progetti strutturati di educazione ambientale e favorisce lo sviluppo di cooperative e società che si occupano di servizi turistici.
Ma soprattutto si occupa di monitoraggio e ricerca, a partire dalle specie simbolo dell’Area protetta come l’aquila reale e il lupo, fino a specie più piccole e solo apparentemente meno importanti come l’ululone appenninico, la salamandrina di Savi, la rosalia alpina e le centinaia di altre specie di insetti legate alle foreste vetuste. Il Parco è partner inoltre di progetti europei per la conservazione attiva di specie e habitat di interesse comunitario (i noti progetti LIFE), che possono dare lavoro e ampio respiro a un settore di importanza strategica.

Infine, sempre nell’ambito delle proprie finalità, il Parco Nazionale cerca di salvare e far tesoro della memoria delle genti di montagna e di quella civiltà appenninica di cui spesso non rimangono altro che i ruderi a costellare il territorio, sostenendo le persone che ancora oggi qui vivono e lavorano: gestori di agriturismi e aziende agricole, rifugisti, guide ambientali escursionistiche, educatori, naturalisti e forestali, ovvero i protagonisti di oggi del territorio delle Foreste Sacre e attori - assieme al Parco - del destino di queste meravigliose foreste.
Un itinerario denso quello del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, da percorrere più volte per poterne cogliere le mille sfaccettature storiche, ambientali e sociali. Un microcosmo virtuoso in cui convivono tradizioni e nuovi ecosistemi, fondamenta della cultura e progetti sperimentali. Un ponte tra ieri e domani; al centro il rapporto tra uomo e boschi.

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