Redazione interna 

Un fotografo dei cambiamenti climatici

Fabiano è cresciuto a contatto con la natura e ha imparato a rispettarla fin da piccolo, amando e temendo la montagna in ogni suo aspetto. Paesaggi selvaggi, incontaminati e straordinari, che offrono spettacoli diversi con il mutare delle stagioni, con il passare degli anni, e con l’intervento dell’uomo.

Fabiano ha deciso di documentare la storia dell’interazione tra uomo e montagna e immortalare le conseguenze visibili del progressivo sbilanciamento di questa interazione.

“I cambiamenti climatici sono il principale problema mondiale del nostro tempo, a cui si collegano le numerose emergenze ambientali, quella climatica, economica, migratoria, della perdita di biodiversità e, non ultima, quella sanitaria che stiamo vivendo in questo periodo; anche per questo ho scelto di dedicare dieci anni della mia vita all’obiettivo di costruire un nuovo modo di comunicare come sta cambiando l’ambiente che ci circonda e cosa sia necessario fare per proteggerlo e, di conseguenza, per proteggere l’umanità come specie”. Racconta Fabiano Ventura.

SULLE TRACCE DEI GHIACCIAI

LA MISSIONE ALPI 2020

Guadagnata l’anticima del Corno Grande, raggiungiamo velocemente il punto da cui Enrico Abbate realizzò una delle prime fotografie del ghiacciaio il 19 settembre del 1886. Ho in mano l’immagine, mi trovo con certezza nel punto della ripresa storica, ma la morfologia della montagna è cambiata totalmente: 134 anni fa, solo qualche decina di metri sotto la Vetta Occidentale, iniziava il ghiacciaio che scendeva ampio e costante lungo tutto il vallone sottostante; oggi, invece, la parete precipita verticalmente per un centinaio di metri per raggiungere un ripido pendio composto da sole pietraie instabili che scivolano verso il profondo della conca. Il confronto è come sempre sconvolgente pensando a come sia cambiata la morfologia della montagna, non solo a livello paesaggistico ma anche per quanto riguarda la fruizione: solo 20 o 30 anni fa si poteva scendere con gli sci lungo il vallone anche nei mesi estivi, mentre ora quello che anticamente era il bacino di un piccolo ma rigoglioso ghiacciaio è una pietraia non praticabile per il rischio di caduta massi”.

DIVULGAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE

“In questi tempi, in cui si fa un gran parlare di ambiente e di clima, le parole, purtroppo, non sempre raggiungono le coscienze. Le fotografie, e in particolare i confronti fotografici, invece, possono aprire uno squarcio di consapevolezza. Un colpo d’occhio sullo stato di salute del pianeta che non lascia spazio a nessuna retorica o strumentalizzazione, perché è semplicemente la realtà a parlare. Solo cambiando le coscienze potremmo invertire una rotta altrimenti disastrosa”.

“La comunità scientifica internazionale è oggi d’accordo nel dire che i ghiacciai sono sentinelle del clima e abbiamo potuto testare dal vivo quanto le immagini abbiano un forte potere comunicativo.
Nel 2013 eravamo in Alaska. Dalla fine della Piccola età glaciale (1850) a oggi il Glacier Bay National Park ha perso 2.752 km cubi di ghiaccio; km cubi di ghiaccio che si sono riversati negli oceani, i cui livelli stanno continuando ad aumentare con conseguenze disastrose non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale.
Per questo motivo stiamo valutando un progetto di monitoraggio dell’erosione delle coste e sull’innalzamento degli oceani; per creare un archivio fotografico per tutte quelle zone che in futuro saranno probabilmente inondate dagli oceani. Aver sperimentato e testato l’importanza e il valore degli archivi fotografici ci ha per altro spinto a georeferenziare puntualmente tutti i punti di ripresa degli scatti che abbiamo realizzato nel progetto
Sulle tracce dei ghiacciai per aiutare futuri fotografi a ripetere con estrema facilità le foto che abbiamo fatto in questi dieci anni”.

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