di Emanuele Bompan e Valeria Pagani

LA COSCIENZA DEI LIMITI PLANETARI COME SOLUZIONE PER UN FUTURO POSSIBILE

illustrazioni di Alice Piaggio

Non ce ne rendiamo conto, ma viviamo lungo le invisibili linee dei nostri limiti. Limiti materiali e immaginati, concreti e tangibili, presunti o acquisiti.

Viviamo, a conti fatti, dentro le dimensioni del limite, eppure a volte non ne siamo consapevoli. Abbiamo superato le nostre mancanze attraverso lo sviluppo della tecnica, l’uso dell’ingegno, l’invenzione di tecnologie di una complessità indescrivibile. Ma questa potenza creativa ci ha portato ad allontanarci dalla coscienza di altri confini, quelli del nostro pianeta, dalle cui risorse siamo pienamente dipendenti.

La Terra, infatti, è un sistema finito, ma lo sfruttamento sconsiderato dell’ambiente che l’uomo sta portando avanti in questo ultimo secolo la stanno conducendo verso una progressiva alterazione dei suoi equilibri. Quindi a una progressiva perdita di funzioni e servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza.

I NOVE LIMITI PLANETARI

Nel 2009 Johan Rockström, direttore congiunto del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha guidato un gruppo di altri scienziati per identificare i processi che regolano la stabilità e la resilienza del pianeta.
Gli esperti hanno individuato nove sistemi che permettono al mondo di funzionare così come noi lo conosciamo, nove planetary boundaries, ovvero confini planetari, entro i quali l'umanità può continuare a svilupparsi e prosperare.
Superati questi nove limiti planetari si andrà incontro a quelli che vengono definiti come Punti di Non Ritorno, oltre i quali non sarà più possibile ripristinare l’equilibrio precedente. Il modello, in parole povere, descrive lo stato di salute del pianeta attraverso il monitoraggio di alcuni dei processi che stanno alla base del suo funzionamento.
La finalità è quella di fissare le soglie da non superare per garantire un futuro all’umanità.

I tre sistemi di cui, secondo gli scienziati, abbiamo già superato i confini sono il cambiamento climatico conseguente all’aumentata concentrazione di gas serra in atmosfera, la disastrosa perdita di biodiversità e l’alterazione di alcuni cicli biogeochimici, come quello dell’azoto e del fosforo.
A gran ritmo verso il raggiungimento delle soglie di non ritorno si dirigono anche gli altri sistemi individuati nel modello: la compromissione del suolo conseguente al suo eccessivo sfruttamento (come la deforestazione, la cementificazione, l’immissione di inquinanti e prodotti chimici…), l’acidificazione degli oceani, il consumo smodato di acqua dolce, la riduzione dello strato di ozono. E ancora l’inquinamento chimico del pianeta, di cui ancora si sa molto poco, e la presenza di particelle di aerosol nell'atmosfera.

PRESA DI COSCIENZA E SCELTE RESPONSABILI

Ed è proprio la presa di coscienza di questi limiti planetari uno degli strumenti fondamentali per affrontare la crisi globale che stiamo vivendo. Dobbiamo renderci conto che i nostri privilegi costano sempre di più in termini ecologici, che la promessa di un accesso illimitato alle risorse, fatta da chi ci vuole consumatori prima che cittadini, non corrisponde alla realtà.

Quindi cosa possiamo fare per esser consumatori e allo stesso tempo cittadini responsabili?
In primis possiamo operare delle scelte consapevoli.
Possiamo decidere di assumerci un piccolo pezzo di questa responsabilità, di osservare bene oltre l’apparenza delle cose e comprenderne il reale impatto sulla vita. Possiamo decidere di vedere questi nove limiti planetari prima di arrivare sull’orlo del burrone, prima che la nostra unica scelta diventi tuffarsi nel vuoto. Cerchiamo quindi di capire insieme quali possono essere i comportamenti virtuosi e quali le piccole decisioni che dobbiamo preferire. Prendiamo, per esempio, le tre soglie già superate: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e compromissione del ciclo dei nutrienti.

CAMBIARE LA DOMANDA PER ORIENTARE L’OFFERTA

Per quanto riguarda il cambiamento climatico, si sa che il suo principale driver è la combustione di fonti fossili (petrolio, carbone, gas naturale) per produrre energia. Cosa possiamo fare quindi noi singoli individui? La finalità è diminuire il consumo di combustibile. Di conseguenza, per esempio, possiamo cercare di limitare gli spostamenti in macchina e preferire quelli con i mezzi pubblici o con mobilità alternativa (car sharing), evitare gli sprechi di energia all’interno delle mura domestiche e, se ce ne sia la possibilità, installare reti di energia proveniente da fonti rinnovabili, come solare, eolico o da biomassa (combustione di residui di legna da ardere, scarti delle lavorazioni dell'industria agroalimentare, rifiuti organici urbani). O ancora possiamo promuovere l’avvio di comunità energetiche, ossia una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione a un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti energetici locali, per esempio attraverso l’installazione di pannelli solari o piccole caldaie a cippato che producono biogas.
Per quanto concerne la perdita di biodiversità, invece, è forse più difficile operare a livello di singolo, in quanto i principali fattori della diminuzione della diversità biologica sono dovuti alla distruzione, degradazione e inquinamento degli habitat, e a caccia e pesca eccessive e indiscriminate. Però possiamo pur sempre agire cercando di rigenerare alcuni luoghi, prendendoci cura dell’ambiente che ci circonda, evitando di disperdere rifiuti e, anzi, segnalare o raccogliere quelli che troviamo lungo la nostra strada. Oppure possiamo evitare di acquistare prodotti lavorati derivanti da specie protette, o ancora evitare di consumare nelle nostre cucine specie minacciate o a rischio di estinzione (a tal fine è utile consultare la red list, la “lista rossa”, redatta dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).
Altri consigli per quanto riguarda l’ultima soglia superata, quella legata alla compromissione dei cicli biogeochimici di fosforo e azoto, riguardano più propriamente i prodotti che portiamo sulla nostra tavola. Processi industriali e agricoli hanno infatti profondamente modificato i cicli di questi nutrienti, facendone aumentare a dismisura la concentrazione nel suolo e nell’atmosfera. L’uso di fertilizzanti a base di fosforo, così come quello di concimi azotati, hanno avuto come risultato l’inquinamento degli ecosistemi, delle falde acquifere e dei corsi d’acqua in essi inseriti. In questo caso, per invertire la tendenza, possiamo favorire prodotti provenienti da agricoltura biologica, biodinamica o rigenerativa: metodi che non tendono a massimizzare le rese e che permettono di mantenere un buono stato di salute del suolo.

Oggi tutte queste nostre scelte come consumatori contano sempre di più sulle traiettorie prese dal mercato. La nostra domanda è in grado di condizionare profondamente l’offerta. Essere consapevoli dei limiti planetari diventa quindi il primo passo per evitare che l’eccessivo sfruttamento delle sue risorse ci conduca verso un futuro incerto e drammatico.
Dobbiamo imparare a vedere la soglia, ad accettarla, perché solo così potremo continuare a vivere in un mondo prospero e desiderabile.

Il cambiamento sta avvenendo. Potremmo entrare in una nuova era, un Rinascimento in cui la sostenibilità diventi essenziale per il successo delle imprese”.
(Johan Rockström)

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