CITTÀ SOSTENIBILI PER SALVARE IL PIANETA

La nostra lotta per la sostenibilità globale sarà vinta o persa nelle città.

Questo affermava nel 2012 l’allora Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, riflettendo su una constatazione oggettiva: l’urbanizzazione è un fenomeno in continua crescita al punto che nel 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà nelle città che dovranno avere la capacità di trasformarsi diventando sempre più città sostenibili.

Ma a che prezzo? Anche se le preoccupazioni non mancano, e i cambiamenti climatici li percepiamo per gli effetti che generano, la transizione ecologica in realtà è già stata avviata da tempo, non siamo all’anno zero e questa è una notizia buona.

La definizione ancora condivisa di sviluppo sostenibile è della “Commissione Brundtland” e contenuta nel famoso rapporto pubblicato nel 1982. Le Conferenze delle Parti (COP) che si sono susseguite, fino alla più recente COP26, hanno cercato di analizzare e monitorare il problema in modo oggettivo, di dare degli indirizzi e di porre la questione del clima impegnando in questo comune obiettivo il maggior numero di nazioni.

Fa bene Greta Thunberg a far sentire la sua voce, dopotutto sono passati quarant’anni e il problema dei cambiamenti climatici persiste, si sarebbe dovuto parlare di meno e fare di più. Affermare che non si è fatto nulla, tuttavia, mi sembra riduttivo.

LA SOSTENIBILITÀ NEL SETTORE EDILIZIO: 

GBC

La sostenibilità nel settore edilizio, che non è solo ambientale, ma anche economica e sociale, è stata supportata a livello pratico dai Green Building Councils (GBC) che partendo dagli Stati Uniti si sono diffusi in tutto il mondo costituendo il WorldGBC, network al quale hanno aderito una settantina di associazioni.

L’idea, a mio parere geniale, riconosciuta ai GBC è stata quella di aver promosso degli schemi di certificazione energetico-ambientale, chiamati comunemente rating system, in grado di “misurare” la sostenibilità di un edificio come LEED, BREEAM, GBC, WELL (i più diffusi protocolli di certificazione conformi ai Criteri Ambientali Minimi, CAM), giusto per citarne alcuni.

Gli edifici progettati e realizzati secondo questi schemi, che diventano delle vere e proprie linee guida, impattano molto di meno con l’ambiente e il territorio, contribuendo perciò a rendere le città più sostenibili: basta pensare ai quartieri milanesi di Porta Nuova Varesine, di City Life e UpTown.

Nell’immaginario collettivo quando si pensa a un edificio green si pensa al “Bosco Verticale” dell’Architetto Stefano Boeri, tuttavia nella sola città di Milano edifici di questo tipo, anche se meno famosi, ce ne sono ben 350 e più di 500 a livello nazionale.

GBC Italia, l’associazione no profit che catalizza l’intera filiera del mondo delle costruzioni green, ha dato il suo contributo alla COP26 proponendo il Manifesto Città sostenibili per salvare il pianeta. Un documento che non raccoglie semplicemente una lista di buoni propositi o di regolette inapplicabili, ma che al contrario rende fruibili dei principi condivisi sulle strategie possibili per promuovere la sostenibilità delle città partendo dall’esperienza maturata attraverso ciò che è stato già fatto.

Tre sono le macro-strategie promosse dal Manifesto: decarbonizzazione, circolarità e resilienza.
Per quanto riguarda la prima si punta alla riduzione delle emissioni con l’obiettivo di neutralizzarle al 2050 in coerenza con le strategie comunitarie.
Nella seconda, invece, si segnala la necessità di accelerare l’introduzione della circolarità nel settore delle costruzioni proponendo che tutti gli edifici di nuova costruzione o in fase di ristrutturazione debbano essere progettati, realizzati e gestiti affinché il loro ciclo di vita sia massimizzato.
Nella terza, che riguarda la resilienza, si promuovono strategie a livello urbano che consentano di contenere il più possibile i danni riconducibili agli eventi climatici estremi, incendi e terremoti, e per aumentare la biodiversità.

IL RUOLO DEI CITTADINI

Ma quale può essere il ruolo del cittadino in questo mondo di strategie che sembrano arrivare sempre dall’alto con una alternanza di successi e fallimenti?
Il ruolo del cittadino ritengo sia fondamentale perché alla base di tutto ci sta un cambiamento culturale radicale della nostra società, che è fatta da cittadini.
Dare un contributo per contrastare i cambiamenti climatici e per un futuro più sostenibile non dovrebbe essere un’azione da radical chic, ma una prassi condivisa perché supportata da situazioni oggettive.
Prendiamo il primo punto del Manifesto del GBC, quello della decarbonizzazione. Il 40% circa dei consumi di combustibili tradizionali che vogliamo azzerare riguardano il settore civile, quindi anche le nostre abitazioni. Il livello di sprechi energetici negli edifici in cui viviamo o lavoriamo è altissimo e il paradosso è che riusciamo a sprecare anche quando interveniamo cambiando i serramenti o mettendo il cappotto.
Ampi spazi di manovra, per chi vive in città, li abbiamo riguardo la mobilità: le nostre città continuano a essere congestionate e mi preoccupa che le biciclette elettriche siano molto diffuse tra i giovani che hanno gambe buone per pedalare (questa non è sostenibilità, ma moda).

Se parliamo di economia circolare, poi, ognuno di noi può contribuire tantissimo evitando gli sprechi, a partire da quelli alimentari ma non solo! Molto belle sono le iniziative di riciclo degli abiti usati, del recupero del cibo a fine giornata o di condivisione di viaggi attraverso le App: anche questa è economia circolare!

La resilienza, terzo punto del Manifesto del GBC, riguarda gli spazi aperti, gli spazi comuni. Acquisire una maggiore consapevolezza che questi spazi non sono gli spazi degli altri, ma sono spazi nostri, anche se condivisi, ci porta ad avere un atteggiamento passivo più rispettoso, ma ci potrebbe indurre anche ad avere un atteggiamento attivo partecipando alle tante iniziative promosse in ambito associativo, ad esempio contribuendo alla rinaturalizzazione di quelle parti di territorio abbandonate.

Vorrei chiudere questa mia riflessione parafrasando una frase famosa di John F. Kennedy che, ovviamente, rimaneggio parlando di sostenibilità:

Non chiederti cosa il tuo Paese o l’Unione Europea possono fare per garantirti una vita più sostenibile, chiediti invece cosa puoi fare tu con le tue azioni per renderla tale.

Solo in questo modo la nostra lotta per la sostenibilità globale potrà essere vinta.

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