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Il cambiamento climatico costituisce una delle sfide più grandi con cui l’umanità dovrà confrontarsi nel corso del XXI secolo.
Gli ultimi rapporti scientifici hanno evidenziato come le attività antropiche abbiano già causato un aumento delle temperature globali, che nel decennio 2011-2020 ha raggiunto circa +1,1 °C rispetto ai livelli preindustriali, determinando numerosi impatti diretti e indiretti.
Tra questi si annoverano l’aumento di intensità e/o frequenza di eventi atmosferici estremi, la fusione dei ghiacci marini e terrestri, l’innalzamento del livello medio dei mari, la redistribuzione delle precipitazioni, la perdita di biodiversità e varie ripercussioni in termini di salute e sicurezza globale. Tali impatti potrebbero aumentare significativamente in futuro, qualora azioni rapide e incisive di mitigazione e adattamento non siano attuate da subito e per i decenni a venire.
La natura globale della sfida richiede inoltre che l’adozione di simili misure sia quanto più possibile coordinata e concertata tra i Paesi: tali sforzi avvengono nell’ambito del processo negoziale multilaterale della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che dal 1995 vede quasi duecento Paesi incontrarsi su base annuale nelle Conferenze delle Parti (COP) nel tentativo di definire accordi e strumenti condivisi.
Nel corso degli anni, tra i vari risultati raggiunti si annoverano il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi, strumenti che hanno contribuito a migliorare le prospettive future per le tendenze delle emissioni di gas serra e il conseguente aumento delle temperature globali, sebbene ancora in misura non sufficiente per centrare gli obiettivi indicati dalla scienza come necessari per scongiurare gli effetti peggiori del cambiamento climatico.
In particolare, nell’ambito dell’Accordo di Parigi, i Paesi hanno presentato dei “Contributi Determinati a livello Nazionale” (NDC) attraverso cui avanzare i propri obiettivi in termini di mitigazione, adattamento, supporto e molto altro.
Secondo stime recenti, gli ultimi aggiornamenti “al rialzo” degli NDC, avvenuti nel 2021 e in concomitanza con Fridays For Future, la Pre-COP e la COP26 di Glasgow, hanno aperto scenari più incoraggianti per il futuro: qualora tutti i Paesi attuassero i propri impegni al 2030 e intraprendessero sforzi analoghi nei decenni successivi, potrebbe essere possibile mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2 gradi al 2100.
Per vincere questa sfida, oltre a una effettiva attuazione delle promesse definite in ambito multilaterale, occorre tuttavia costruire una nuova consapevolezza pubblica, che ponga la questione climatica al centro delle priorità dei cittadini.
Il raggiungimento di un simile traguardo passa imprescindibilmente da seri investimenti a beneficio delle giovani generazioni, che nell’ultimo decennio hanno esercitato una forte pressione per spingere l’azione climatica a livello internazionale.
Già nel 2015 tali sforzi hanno portato all’inclusione nell’Accordo di Parigi del principio di equità intergenerazionale, nonché di un paragrafo specifico (Articolo 12) che richiede a tutti i Paesi di collaborare in materia di educazione, formazione e sensibilizzazione pubblica sul clima.
Successivamente, le grandi mobilitazioni del 2019, sulla scia dell’attivista svedese Greta Thunberg, hanno visto milioni di ragazze e ragazzi manifestare nelle città di tutto il mondo per chiedere azioni ambiziose sul clima.
In questo senso, misure concrete per rafforzare l’educazione climatica costituirebbero un passo essenziale non solo per la consapevolezza dei giovani sulle tematiche ambientali in quanto cittadini e classe dirigente del domani, ma anche per formarli al meglio per ricoprire quelle figure professionali che saranno sempre più necessarie per l’attuazione di una transizione ecologica dell’intera società.
Di altrettanto rilievo è il ruolo rivestito dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica di oggi rispetto all’urgenza dell’azione climatica, per la quale risultano fondamentali un ruolo più attivo da parte della politica e un maggiore sforzo da parte dei mezzi d’informazione: è infatti fondamentale che il tema del cambiamento climatico sia finalmente affrontato come una questione scientifica e non ideologica, contribuendo al contempo a renderlo accessibile anche ai non addetti ai lavori. In particolare occorre registrare come, con lo scoppio della pandemia Covid-19, l’attenzione mediatica e il dibattito pubblico sul cambiamento climatico abbiano subìto una significativa riduzione, nonostante questi siano anni cruciali per l’attuazione degli NDC.
Con l’auspicabile progressiva uscita dal tunnel della pandemia nei mesi a venire, risulta pertanto essenziale che la comunità internazionale torni a porre la questione climatica al centro del dibattito politico e mediatico, investendo con carattere di urgenza sia per l’attuazione degli NDC sia per accrescere l’educazione dei giovani, promuovere una corretta informazione e facilitare le condizioni affinché i cittadini possano intraprendere scelte di consumo sostenibili. Ciò senza distogliere l’attenzione dalla necessità primaria di agire su quelle grandi realtà, in particolare nel settore energetico, oggi principali responsabili delle emissioni di gas serra a livello globale, su cui poco possono incidere le scelte individuali.
Un segnale di buon auspicio, in questo senso, appare la volontà da parte di alcuni Paesi di porre le considerazioni ambientali e climatiche come elemento di condizionalità all’interno dei piani di ripresa post-pandemici, come operato ad esempio dall’UE che ha previsto una forte integrazione tra il Piano NextGenerationEU e il Green Deal europeo.
Entrambi i programmi di intervento valorizzano il ruolo dell’educazione come leva privilegiata per innescare il cambiamento culturale alla base della transizione ecologica.
E sono numerosi i progetti e le proposte private e istituzionali che stanno rispondendo a questa chiamata, sia a livello globale che locale. A noi non resta che coglierli.
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Imparare a rispettare la natura, a partire dai preziosi insegnamenti ricevuti in famiglia: la storia di un bambino che voleva salvare un’ape in difficoltà.
Imparare dai giovani. In un mondo in cui lo sviluppo sostenibile è ancora lontano, i movimenti giovanili fanno scuola nell’agire con consapevolezza.