Conversazione con

LEILA

i sogni viaggiano di mano in mano

“Condividere ti rende più grande di quello che sei. Più dai agli altri, più vita sei in grado di ricevere.”
Jim Rohn

Sono numerosi i cantautori, poeti e letterati che hanno dedicato a Bologna parte delle proprie opere.
Forse perché Bologna è una città un po’ magica, custode di ricordi e tradizioni, dove le mura si fanno eco di epoche passate. Tra le vie risuonano immortali le canzoni di Lucio Dalla, si diffondono appetitosi i profumi del buon cibo locale. È proprio qui - tra mattoni rossi e portici storici- che nel 2016 Antonio Beraldi fonda Leila, la biblioteca degli oggetti. 

Leila è una biblioteca davvero unica nel suo genere: non presta libri, ma oggetti. Si tratta del primo caso in Italia ed è una delle 27 sedi presenti in Europa.

Proviamo a riflettere; quante cose conserviamo in angoli dimenticati delle nostre case?
Magari quella sparachiodi che un tempo era utile per riparare la staccionata del giardino. Quella macchina per tatuaggi che pensavi fondamentale per la tua futura professione, o quel tappetino per fare yoga. Hai finito di riparare la staccionata, la professione del tatuatore è caduta nel vuoto e lo yoga proprio non fa per te. Così, hai accumulato tutto nel ripostiglio di casa insieme a mille altre cose.

Nell’era del consumismo sfrenato, ci ritroviamo spesso intrappolati in un circolo vizioso di acquisti.
Antonio pensa alla soluzione con un progetto tanto ambizioso quanto estremamente semplice. Noi l’abbiamo incontrato ed ecco il suo pensiero.

Cos’è Leila e come funziona?

“L’idea nasce da un principio molto semplice: abbiamo bisogno di utilizzare oggetti, non necessariamente di possederli! 

Leila, invece dei libri, mette in prestito un'ampia gamma di oggetti, come trapani, tende da campeggio, strumenti musicali, seggiolini per auto. Chiunque può prendere in prestito ciò di cui ha bisogno, a patto di mettere in condivisione qualcosa a sua volta. Gli oggetti restano nel catalogo per un anno. Successivamente, il proprietario sceglie se continuare a condividerli con la comunità o riportarli a casa.

Offriamo alle persone la possibilità di risparmiare, non solo perché Leila permette di prendere in condivisione gratuita un oggetto, ma anche perché offre la possibilità di testare un modello prima di acquistarlo. Oppure, consente di verificare se le passioni del momento non siano solo una frenesia passeggera.”

Come si è evoluto il progetto e che impatto ha avuto?

“Abbiamo creato un servizio ormai indispensabile qui a Bologna. Un progetto che dal 2016 si è ramificato moltissimo! Abbiamo aperto in totale quattro punti Leila a Bologna e sono nate nuove iniziative come il LEILA SOCIAL CLUB: uno spazio di condivisione dove gli utenti mettono a disposizione le proprie competenze per aiutare gli altri a riparare gli oggetti e fare piccoli lavori fai-da-te. Solo condividendo, il sapere si moltiplica.

Da più di un anno pubblichiamo In viaggio con Leila un fumetto a cadenza mensile nato dalla mano e fantasia di Federica Ferraro, volontaria del servizio civile, che dopo alcune ore passate con noi si è affezionata al punto da ideare un fumetto.”

Qual è stato l’ostacolo più grande nella realizzazione di Leila?

“Il più grande ostacolo è stato proprio quello di cambiare la mentalità delle persone relativamente al concetto di possesso. Abbiamo lavorato molto per far comprendere che condividere non significa perdere, ma avere qualcosa in più! Con Leila l’idea di possesso si rinnova, in favore di un modello sostenibile. Salviamo dalla discarica oggetti ancora in buono stato, che altrimenti verrebbero scartati. 

Questo processo non solo permette il riciclo, ma riduce anche l'impronta ecologica. Considerando che un trapano, ad esempio, potrebbe essere utilizzato solo per 7 minuti nella sua vita, il suo riutilizzo attraverso Leila lo rende più utile, allungando il suo ciclo di vita.

In un'epoca in cui l'acquisto rapido e impulsivo domina, specialmente nelle grandi città, Leila promuove un consumo più lento e riflessivo. L'innovazione sta nel riscoprire e valorizzare strumenti semplici e familiari per un impatto positivo sull'ambiente.”

Qual è stata l'esperienza più gratificante da quando hai avviato Leila?

“Quello che mi piace di più di Leila sono le storie racchiuse in ogni oggetto che, passando di mano in mano, si arricchiscono di nuovi racconti e sfumature. Sono felice ogni qualvolta qualcuno torna per raccontare come un oggetto preso in prestito gli abbia permesso di realizzare un progetto personale o scoprire una nuova passione. Potrei ascoltare per ore!

Un aneddoto che mi ha particolarmente colpito è quello di una ragazza americana che nell’estate del 2021, di ritorno in Italia dove insegna inglese, è passata da Bologna solo per venire a trovarci. Era il primo giorno di riapertura post-covid. «Mi siete piaciuti così tanto che ho deciso di chiamare mia figlia Leila» mi ha confessato.

In quel momento ho avuto la certezza che Leila aiuta ad immaginare un mondo migliore. Leila non è solo una biblioteca di oggetti, ma un vero e proprio catalizzatore di ottimismo e comunità.”

Quali sono i piani futuri?

“Vogliamo che Leila diventi un modello facilmente replicabile, ovunque. Abbiamo creato una piattaforma composta da un software gestionale e una web app per prenotare un oggetto direttamente dal proprio device. In questo modo è più semplice aprire una Leila nella propria città. 

Stiamo inoltre esplorando collaborazioni con enti pubblici e privati per espandere la nostra attività. Anche le aziende possono infatti creare spazi di condivisione per promuovere la cultura di Leila.
Qualunque comunità voglia implementare un’idea di economia circolare, il primo concetto su cui fa bene a fare leva è quello di utilizzo e riutilizzo.

Un messaggio che vorresti condividere con chi legge questo articolo?

“Vorrei che tutti capissero il potere e il valore della condivisione. Leila dimostra che un piccolo cambiamento nel nostro approccio ai beni materiali può avere un enorme impatto sociale e ambientale. Invito tutti a sperimentare la condivisione, non solo per sé stessi, ma per il bene della nostra comunità e del pianeta.”

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